A conclusione della stagione dei rinnovi degli organi sociali delle società pubbliche dell’anno 2017, emerge che, per quanto riguarda la composizione di genere degli organi di amministrazione e controllo delle società controllate da Pubbliche Amministrazioni, vi sia stato un incremento di donne in ruoli apicali del 12,6 %.
Il monitoraggio sull’applicazione del D.P.R. 251/2012 è effettuato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per quanto riguarda l’attività di monitoraggio, svolta a partire dal mese febbraio 2013, il Dipartimento per le Pari Opportunità ha avviato 331 procedimenti amministrativi (di cui 15 in corso) nei confronti di altrettante società ricadenti nell’ambito di applicazione della normativa, la cui composizione dei consigli di amministrazione non risultava conforme al principio dell’equilibrio di genere.
Più della metà dei procedimenti avviati (178) si sono conclusi prima dell’emanazione del secondo provvedimento di diffida da parte dell’Autorità politica delegata per le Pari Opportunità: in 62 casi l’adeguamento delle società alle prescrizioni è avvenuto prima del primo provvedimento di diffida, e in 116 casi prima del secondo provvedimento di diffida . Risulta residuale il numero delle società che non hanno dato seguito ai provvedimenti di diffida diretti nei loro confronti. Infatti, soltanto in 11 casi si è verificata la decadenza dell’organo la cui composizione non rispettava l’equilibrio di genere.
Per quanto riguarda la composizione per genere degli organi collegiali delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni, in base ai dati elaborati mensilmente dalla società Cerved Group per il Dipartimento per le pari opportunità, emerge chiaramente che la percentuale delle donne che ricoprono ruoli di vertice è sensibilmente aumentata in Italia nel quadriennio 2013-2017.
A settembre 2017, ossia a metà del complessivo periodo di applicazione del D.P.R. n. 251/2012, le donne rappresentano il 30,9% – quasi un terzo – dei componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società pubbliche non quotate, facendo registrare rispetto ad aprile 2014 un incremento di 12,6 punti percentuali (da 18,3 a 30,9). In questo intervallo di tempo, le posizioni femminili sono aumentate di 660 unità, a fronte di una significativa diminuzione del numero di consiglieri di genere maschile.
Il dato risulta particolarmente significativo poiché l’incremento delle cariche femminili si è realizzato, tra l’altro, parallelamente al processo di forte riduzione del numero delle società controllate da pubbliche amministrazioni rientranti nel perimetro di applicazione del D.P.R. n. 251/2012, determinatosi anche in relazione all’entrata in vigore del D.Lgs. n. 175/2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica). Il numero delle società pubbliche ha subito negli ultimi tre anni un decremento del 20% – portandosi ad oggi a circa 3100, rispetto alle quasi 4000 che si contavano nel 2014 – ed il numero dei componenti di genere maschile dei loro organi collegiali di direzione e controllo è diminuito di quasi 8000 unità.
Il forte decremento delle posizioni ricoperte dagli uomini negli organi collegiali delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni è stato però accompagnato da un incremento delle nomine di uomini come Amministratori Unici. Infatti, mentre il numero di donne che ricoprono questa carica è rimasto pressoché invariato dal 2014 (le donne risultano circa 100 sia all’inizio che alla fine del periodo di riferimento), ad oggi si contano 100 amministratori uomini in più rispetto al 2014.
I due andamenti in senso opposto registrati nella rappresentazione di uomini e donne negli organi collegiali e monocratici possono essere interpretati in relazione agli effetti combinati del D.P.R. n. 251/2012 e del d.lgs. n. 175/2016. Le disposizioni di quest’ultimo, avendo previsto che “di norma” l’organo amministrativo delle società a controllo pubblico sia costituito da un amministratore unico, hanno, infatti, contribuito ad un forte aumento (da circa 29% nel 2014 a quasi 40% oggi) della proporzione delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni dirette da un Amministratore Unico, che nel 92% dei casi risulta essere di genere maschile.