Scendono dal treno un po’ stupiti dalla selva di telecamere che li aspetta, poi si mettono in fila ordinata verso il termoscanner, compilano il modulo e vanno via. Si e’ svolto tra uno stretto controllo di polizia, l’incalzare dei giornalisti e molti sorrisi nel rivedere Napoli il ritorno in Campania dei primi 129 che hanno trascorso il lockdown al Nord e che, finalmente “liberi”, hanno deciso di tornare a casa. “Mio figlio di otto anni stava trascorrendo qualche giorno dai nonni a Napoli quando e’ iniziato il lockdown e cosi’ non l’ho visto per due mesi. Mi manca da morire”, racconta Irene, napoletana di Capodimonte che vive e lavora a Milano, l’ultima a salire a bordo (“Signora, poteva arrivare un po’ prima”, l’ha gentilmente rimbrottata un controllore). “Sono scesa appena hanno riaperto, ora vado a prenderlo e lo riporto a casa. Non ce la facciamo piu’ a stare separati, ne abbiamo sofferto molto”. Irene fa la receptionist, e’ in cassa integrazione e vola via dalla stazione per riabbracciare il piccolo Salvatore. Una delle famiglie separate dal lockdown. A Milano, alla partenza del treno delle 7.10, il primo dei tre Frecciarossa che oggi collegano la citta’ con Roma e Napoli, tutto si e’ svolto senza problemi. Una fila composta e distanziata si e’ creata in Centrale – da giorni ‘blindata’, con nastri e transenne per la distanza, che costringono a un tortuoso percorso di sicurezza – per i controlli della temperatura e sulle motivazioni del viaggio: oltre ai comprovati motivi di lavoro e quelli urgenti sanitari, da ora e’ possibile viaggiare extra regione, appunto, anche per tornare nel proprio domicilio o residenza. Il treno – quasi pieno, tenuto conto che i posti venduti sono stati meno di quelli disponibili, per rispettare le distanze – e’ partito con soli 4 minuti di ritardo. Nessuno si e’ lamentato e nessuno e’ stato respinto. A bordo anche l’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo. Appena arrivata a Napoli, alla fine di un viaggio del tutto regolare, Carmela corre a Torre Annunziata. “Ero a Bologna per stare qualche giorno con mia figlia che vive li’ – racconta – e sono rimasta bloccata da loro. Vivono in campagna, si stava bene, ma mi mancava Napoli, mi sento emozionata ora”. Un assaggio di Napoli l’ha avuto pero’ a Pasqua: “Abbiamo preparato pastiera e casatiello – dice sorridente – ce la siamo goduta”. In totale sono 129, appunto, i passeggeri scesi a Napoli dal treno partito da Milano alle 7.10 e che ha fatto fermate a Reggio Emilia, Bologna, Firenze e Roma. Nessuno di loro aveva la temperatura oltre i 37,5 gradi e quindi non sono serviti i test sierologici allestiti alla stazione. Molti i passeggeri giovani, tornati perche’ rimasti al momento senza occupazione. “Lavoro in una grande catena di abbigliamento – dice Giovanna – che ora e’ chiusa, non so quando riprenderemo a lavorare, credo che prima di luglio non saliro’ a Milano e cosi’ sto un po’ con i miei genitori a Quarto, faro’ l’isolamento, ho gia’ avvisato l’Asl. Il viaggio? Perfetto, era piu’ sicuro il treno che la fila per fare la spesa a Milano”. Lavoro bloccato anche per Marianna, che da Napoli prosegue il suo viaggio: “Ora prendo un bus per Lauria, in Basilicata – dice – almeno dai miei non pago la spesa in questo periodo difficile. Sono una massoterapista ma il centro di riabilitazione dove lavoro a Milano e’ chiuso da due mesi e non ho avuto la cassa integrazione per ora. La casa l’ho tenuta, vediamo se si riapre oppure valutero’ di lasciarla”. Vite che cambiano, problemi da risolvere. Come racconta Almerica, che torna nella sua Ischia. “Ero andata da mia figlia a Lucca – dice – e sono rimasta bloccata li’. Volevo tornare a casa, anche se so che non trovo una situazione facile. Tutta la mia famiglia lavora nel turismo e ora e’ tutto fermo. Questi sono i mesi con cui guadagniamo per tutto l’anno, ci sono tante famiglie che sono in grave difficolta’”.