Il Tar di Catanzaro richiude bar e ristoranti calabresi ai quali la governatrice della Calabria Jole Santelli aveva consentito di effettuare servizio ai tavoli se all’aperto, ma non frena affatto le polemiche politiche. Accogliendo il ricorso presentato dal Governo, i giudici amministrativi annullano l’ordinanza “della discordia” sottolineando che sulle misure anti Covid decide il Presidente del Consiglio e ordinano di abbassare le saracinesche a tutti quei locali – soprattutto a Cosenza visto che negli altri capoluoghi i sindaci avevano gia’ stoppato il provvedimento regionale – che negli ultimi giorni avevano avviato una parvenza di ritorno alla “normalita’” riprendendo il servizio ai tavoli. Esulta quindi il centrosinistra, mentre dal centrodestra partano strali sul Governo. “Le sentenze e le leggi non si discutono ma si applicano. E questo deve valere per ognuno di noi” dice il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia che poi, probabilmente, invia un messaggio a tutti quei governatori che scalpitano per riaprire: “non e’ la stagione delle divisioni, dei protagonismi e dell’individualismo”. Immediata la replica della Santelli che bolla come una “vittoria di Pirro” quella ottenuta dall’Esecutivo che, con una impugnazione “politica”, “calpesta i diritti dei cittadini, dopo che per 11 giorni l’ordinanza ha avuto validita’”. La pronuncia del Tar, e’ il suo ragionamento, “provoca una battuta d’arresto ai danni di una regione che stava ripartendo dopo 2 mesi di lockdown e dopo i sacrifici dei cittadini”. La Santelli, comunque, rivendica la vittoria politica. “La mia regione – spiega – in ogni caso ha vinto, perche’ ha messo le esigenze del Sud al centro del dibattito e ha fatto emergere la necessita’ di discutere a fondo la Fase due”. A spingere i giudici amministrativi del capoluogo calabrese all’accoglimento del ricorso la considerazione che “spetta al Presidente del Consiglio individuare le misure necessarie a contrastare la diffusione del virus COVID-19, mentre alle Regioni e’ dato intervenire solo nei limiti delineati dall’art. 3”. E il contrasto tra l’ordinanza e il Dpcm del premier Giuseppe Conte, per il Tar, “denota un evidente difetto di coordinamento tra i due diversi livelli amministrativi, e dunque la violazione da parte della Regione del dovere di leale collaborazione”. Oltretutto, per i giudici, il rischio epidemiologico “non dipende soltanto dal valore attuale di replicazione del virus” – posto a fondamento dell’ordinanza regionale – visto che “e’ ormai notorio che il rischio epidemiologico dipende anche da altri elementi, quali l’efficienza e capacita’ di risposta del sistema sanitario regionale, nonche’ l’incidenza che sulla diffusione del virus producono le misure di contenimento via via adottate o revocate”. E mentre la politica continua a polemizzare, gia’ dal primo pomeriggio le saracinesche dei locali con tavolini all’aperto, hanno cominciato ad abbassarsi. “Una settimana aperti, con forniture fatte, finalmente qualche scontrino battuto e ora dobbiamo chiudere nuovamente, e’ assurdo” il commento del titolare di un bar del centro.