L’Italia riapre, ma incertezza e prudenza restano. Da lunedì prossimo si allargheranno ulteriormente le maglie del lockdown, in un crescendo che culminerà con la ripresa degli spostamenti tra una regione e l’altra dal 3 giugno. Il problema sono i protocolli di sicurezza studiati dall’Inail, che proprio non convincono i governatori, ma nemmeno gli imprenditori. Per esempio, gli enti locali ritengono praticamente impossibile garantire uno spazio di 4 metri quadrati per ogni cliente di bar o ristorante. E allo stesso modo i manager insorgono per l’eventualità che un dipendente contagiato finisca sotto la voce ‘infortuni sul lavoro’. Incomprensioni e trattative che sono proseguite per tutto il giorno, al punto che il governo ha interrotto il Consiglio dei ministri che stava analizzando il nuovo decreto legge per ritornare al tavolo con le Regioni per un secondo round di consultazioni.Un tira e molla con diversi colpi di scena. A partire dalle precisazioni proprio dell’Inail, che chiarisce il punto – con tanto di ‘vidimazione’ della ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo – garantendo che non c’è alcun automatismo: “Il datore di lavoro risponde penalmente e civilmente delle infezioni di origine professionale solo se viene accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa”. Resta, però, il nodo sulle attività commerciali. “Dobbiamo fare in modo che le imprese e fare possano ricominciare con regole certe e applicabili. I protocolli saranno linee di principio, le Regioni faranno le norme di dettaglio. Finisce l’era del dovete chiudere”. Nelle intenzioni del governo, invece, la supervisione sulla curva dei contagi spetta a Roma. O almeno questa è la versione di decreto che finisce sul tavolo del Cdm. E se l’Anci chiede, attraverso il suo presidente, Antonio Decaro, linee guida “uniformi” sui settori che riaprono, il governatore lombardo, Attilio Fontana, spinge ancora sull’acceleratore: “Credo sia giunto il momento di aprire certe attività di servizio alla persona come parrucchieri ed estetiste, così come alcune attività importanti come i ristoranti e i bar, pur nelle rispetto delle regole”. La sensazione che aleggia per tutta la giornata è che la sintesi non sia così lontana. Soprattutto ascoltando le parole del ministro Francesco Boccia, che assicura una ripartenza “in sicurezza”. Lanciando un messaggio ai proprietari di ristoranti e bar: “A loro siamo vicini e dobbiamo dare adesso fiducia, i burocrati devono trasformarsi in semplificatori e i controlli dovranno essere fatti ex post”. Anche perché la crisi economica è forte, serve una svolta immediata all’economia italiana, in attesa che le misure varate dall’esecutivo entrino in vigore. Anche se arrivano già le prime richieste dai territori. Come quella dei sindaci di Firenze, Dario Nardella, Torino, Chiara Appendino, e Genova, Marco Bucci: “Le misure previste finora nel decreto Rilancio sono insufficienti a coprire le esigenze che ricadono sui bilanci delle amministrazioni. Confidiamo – auspicano i tre sindaci – che nell’iter di approvazione in Parlamento si trovino nuove risorse con cui i Comuni potranno garantire i servizi essenziali ai cittadini”.