“Facciamo presto. Abbattiamo la burocrazia, perche’ altrimenti arrivera’ prima di noi la camorra”. L’appello del cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, non e’ passato inascoltato. La prefettura di Napoli gia’ mercoledi’ scorso al centro dell’appuntamento del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica ha messo la questione usura, un tema stringente nel capoluogo campano e nella sua provincia che la classifica del ‘Sole 24 Ore’ del 2019 vedeva al secondo posto tra 106 realta’ territoriali italiane per la presenze di denunce di casi di strozzinaggio, una ogni 100mila abitanti, per un totale di 32. “Abbiamo la percezione di un livello preoccupante di aggressione degli strozzini al sistema produttivo e alle famiglie – dice all’AGI Giuseppe Oliviero, presidente di Cna Napoli – almeno il 70% delle piccole aziende ha grandi problemi di liquidita’ e le procedure per accedere al prestito da 25mila euro del Cura Italia sono farraginose. “Le famiglie partenopee, poi – continua Oliviero – spesso sono monoreddito e quel reddito e’ frutto lavoro sommerso, cancellato dal lockdown, senza possibilita’ di sostegno della cassa integrazione o dei bonus deliberati dal Governo in questo periodo. Solo l’1% delle imprese ha fatto richiesta per il prestito garantito dalla Stato. Una larga fetta di chi non lo chiedera’ andra’ dagli usurai”. Non ci sono dati, aggiunge, e qualche numero potra’ venire fuori forse tra sei mesi con le prime denunce rese necessarie dall’impossibilita’ a far fronte alle rate con tassi alti. “Anche chi aveva un codice Ateco, che in teoria poteva consentire di non chiudere, e’ in difficolta’ – prosegue Oliviero – penso ai fotografi di matrimoni o alle piccole sartorie, artigiani che in genere investono a inizio anno e che ora sarebbero stati nel picco dell’attivita’ e del guadagno. Invece, causa Covid, sono a zero incassi e hanno impegni con i fornitori da onorare”. Del resto, osserva, tutti i dati Unioncamere negli anni “hanno mostrato che nelle fasi di crisi l’usura ha picchi. Un modo anche per la criminalita’ organizzata di ripulire il denaro e cominciare a sostituirsi all’interno delle aziende sane all’imprenditoria onesta. Senza contare i riflessi del fenomeno sulle famiglie. Il Mef nel 2019, ha messo qualcosa come 20 miliardi nel fondo antiusura”. Cna di questi temi ha anche discusso con la procura retta da Giovanni Melillo e con le forze dell’ordine, accingendosi a monitorare il territorio in maniera sinergica con le associazioni antiracket e antiusura e con gli inquirenti. “La situazione era grave gia’ prima del coronavirus – conclude Oliviero – vorrei pero’ sottolineare che il 100% di chi denuncia non ha avuto piu’ problemi, ne’ economici ne’ con gli strozzini. E’ importante denunciare, anche attraverso noi o attraverso le associazioni”.