L’ex Ilva di Taranto “mantiene l’Italia in serie A. Le produzioni alimentano una rete di trasformatori, soprattutto al nord, importantissima per l’occupazione, per il pil italiano, per le esportazioni. Bisogna trovare una soluzione perche’ la fabbrica possa vivere”. Certo se Mittal fara’ un passo indietro “sara’ difficile trovare un’altra soluzione, anche perche’ la situazione e’ ancora piu’ in crisi oggi”. E’ l’analisi di Antonio Gozzi, il presidente di Duferco, un colosso da 10,4 miliardi di dollari di ricavi (2018), che ormai “in termini di valore aggiunto e occupazione e’ per il 50% un gruppo nell’energia, per il 30% nell’industria e per il 20% nello shipping”. “Abbiamo dismesso la gran parte delle produzioni siderurgiche, passando da una produzione di 7 milioni di tonnellate nel 2004 a 1 milione di tonnellate – spiega -. Abbiamo dismesso altri asset siderurgici in Belgio, negli Stati Uniti, in Sud Africa e poi nel 2015 siamo rimasti soci di minoranza dell’originario core business del trading di acciaio e abbiamo ricovertito l’attivita’ nell’energia e nello shipping”. Per l’ex presidente di Federacciai, il legame con l’acciaio e’ pero’ innegabile. “C’e’ un tema anche di passione” per la siderurgia, racconta del resto all’ANSA, a proposito del passaggio generazionale in corso con i figli Vittoria e Agusto. Duferco comunque esclude acquisizioni nell’acciaio, mentre nello shipping “sono all’ordine del giorno” e nell’energia “ci possono essere”. Ma il gruppo va avanti con gli investimenti nell’elettrosiderurgia, come nell’ampliamento dello stabilimento a Brescia. “E’ un investimento per 180 milioni di euro che creera’ almeno 150 nuovi posti di lavoro – racconta il presidente della squadra di calcio dell’Entella -. Con la crisi covid c’e’ stato un rallentamento del processo autorizzativo perche’ nel Cura Italia i tempi del silenzio assenso sono stati di volta in volta prorogati. Contavamo di concludere il processo autorizzativo tra fine marzo e inizio aprile – spiega – ora abbiamo un traguardo a fine giugno-luglio”. “Dovrebbe diventare uno dei piu’ performanti e intelligenti in Europa. Avra’ l’intelligenza artificiale dentro e sara’ alimentato totalmente da energia verde”. “Sara’ il primo laminatoio italiano, e credo uno dei primi nel mondo, a essere totalmente alimentato da energia verde. Il tema del futuro della siderurgia e’ un tema di sostenibilita’, di compatibilita’ ambientale”. Del resto, sottolinea, “la piu’ grande macchina da riciclo in Europa e’ l’elettrosiderurgia che si mangia piu’ di 20 tonnellate all’anno di rottame”. Nell’acciaio il settore dei prodotti piani “e’ in vera grande crisi” dopo “crolli paurosi di domanda” tra i clienti. “Si salvano un po’ le lamiere, perche’ sono destinate alla cantieristica, e la Fincantieri sta lavorando per finire le navi che ha in portafoglio poi vedremo cosa succedera’ in futuro con le navi da crociera. Ma servono anche molto per le infrastrutture. Il ponte di Genova e’ fatto di lamiere, date probabilmente dall’Ilva, e travi date da noi, che siamo gli unici produttori italiani di travi”, sottolinea. I prodotti lunghi sono insomma “un po’ meno in crisi” e potrebbero beneficiare di “piani di infrastrutture e di manutenzione straordinaria di cui c’e’ grande bisogno non solo in Italia, ma in tutta Europa”.