Le richieste di prestiti garanzia pubblica da parte delle piccole e medie imprese italiane e delle partite Iva potrebbero arrivare fino a 2,5 milioni entro fine anno, quando scadranno i termini del Dl Liquidita’, su una platea potenziale di 5 milioni di cui, 1,5 milioni sono esclusi in partenza, mentre un altro milione potrebbe restare o per mancanza di requisiti o, al contrario, perche’ provvisto di mezzi finanziari adeguati. La stima e’ della Fabi, secondo cui l’area piu’ sfavorita e’ il Mezzogiorno, con quasi la meta’ delle richieste finora presentate (il 47,6%) e’ circoscritta a Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. “Alcune banche, per loro convenienze, stanno penalizzando determinati territori e ne stanno favorendo altri: il risultato e’ che in specifiche aree del Paese, soprattutto del Sud, si sta allargando il rischio usura per le imprese, perche’ chi non ottiene finanziamenti in banca finisce molto probabilmente in mano alla criminalita’ organizzata. Sarebbe interessante conoscere i dati relativi ai tempi di erogazione da parte dei singoli gruppi bancari”, commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Secondo Sileoni gli emendamenti al Dl Liquidita’ dopo i problemi nell’applicazione delle norme, con l’autocertificazione sui dati aziendali che pure non e’ un vero e proprio ‘scudo penale’, “sono un probabile passo avanti” e “dovrebbero in prospettiva velocizzare le procedure per concedere questo tipo di finanziamento”.