Non e’ un lavoro per tutti. Trovare le persone adatte per coltivare il loro agrumeto e’ stato spesso complesso per due sorelle imprenditrici, pioniere del biologico nella Piana di Sibari da 17 anni (Cosenza). Erano troppo forti la diffidenza e il maschilismo. Per questo e’ ancora piu’ importante, per Cristiana e Marina Smurra, non perdere Munnawar e Hassan, due ragazzi pachistani che potrebbero essere tra i circa 200 mila lavoratori regolarizzati dal governo. “Ci stiamo inventando il lavoro per tenere con noi le persone che hanno partecipato all’ultima stagione agrumitica, che si e’ conclusa a gennaio”, dice Cristiana, e questi ragazzi sono “elementi preziosi”. Sono in Italia da 3-4 anni ma hanno il permesso di soggiorno scaduto o altri problemi burocratici. “Quest’anno c’e’ stata una caccia violentissima alla manodopera – racconta Cristiana – e loro ci hanno fatto da scudo con gli altri dipendenti, quando qualcuno voleva andare in aziende piu’ grandi per paura che Biosmurra fosse troppo piccola per garantire lavoro per tutta la stagione. Loro dicevano ma siete matti, vedete come ci trattano qui?”. Cosi’ sono rimaste 29 persone, tra italiani e stranieri, e grazie alla rete che abbiamo fatto con altri produttori hanno lavorato per tre mesi, come nelle realta’ maggiori. Finita la stagione, che e’ andata bene, e’ iniziata l’emergenza legata al Coronavirus e le due sorelle, che esportano circa il 70% della loro produzione di clementine e partecipano all’iniziativa #AgrifoodPerRipartire del segretariato italiano di Prima (Santa Chiara Lab – Universita’ di Siena), hanno deciso di investire per “far girare l’economia sana”. Ecco quindi interventi straordinari per migliorare l’agrumeto, in un’ottica di agricoltura biologica e rigenerativa, come zappettare una per una le 4.500 piante per far respirare le radici, lavorare all’impianto di irrigazione, fare innesti e trattamenti contro gli afidi con macerati d’aglio e sapone di Marsiglia. “Stiamo cercando di mettere in sesto le piante per farle stare al massimo e reggere meglio ai cambiamenti climatici”, osserva Cristiana, e’ questa la nuova battaglia che si aggiunge a quelle quotidiane contro la burocrazia e la ‘ndrangheta, che rischiano di paralizzare queste terre. Quando le sorelle Smurra, hanno ereditato il terreno dal padre, molti volevano che vendessero: due donne, non del settore, una e’ laureata in legge, l’altra in economia. “Venivamo prese costantemente in giro e ci siamo accorte che c’erano ruberie e le cose non funzionavano”, ricorda Cristiana, i primi dipendenti, “tutti locali, erano uno peggio dell’altro”. Poi hanno trovato le persone giuste.