ROMA- «Al momento non c’è in Italia alcuna situazione critica relativa all’epidemia di Covid-19». I dati dell’Istituto superiore di sanità spingono verso la riapertura completa del paese: il 3 giugno cadranno i divieti di spostamento e sarà possibile tornare a muoversi liberamente in tutta Italia, dopo quasi tre mesi. La conferma arriva dal ministro della Salute Roberto Speranza al termine del vertice convocato dal premier Giuseppe Conte con i capi delegazione della maggioranza. «Il decreto legge vigente prevede dal 3 giugno la ripresa degli spostamenti infraregionali e al momento non ci sono ragioni per rivedere la programmata riapertura degli spostamenti» sottolinea ribadendo però che da qui a martedì continuerà ad essere monitorato l’andamento della curva.
In sostanza, ha detto, il famigerato Rt (l’indice di trasmissibilità del virus) è sotto l’1 in tutte le Regioni, il trend dei nuovi casi è in diminuzione e anche se alcuni territori hanno ancora una base numerica molto alta, c’è una buona capacità di reazione del sistema sanitario.
Decidendo di riaprire tutto il paese, il governo dovrà però tenere conto di due elementi. Innanzitutto, nell’analizzare i dati, gli scienziati hanno sottolineato più volte che il virus è tutt’altro che sconfitto, visto che sono già stati individuati «nuovi focolai» e che la situazione è «epidemiologicamente fluida» in molte regioni. Dunque se anche si decide di riaprire ci deve essere il «rispetto rigoroso» delle misure di distanziamento, igiene e divieto di assembramento. Non solo: i sistemi sanitari devono continuare ad essere rafforzati per fronteggiare una possibile risalita dei contagi e bisogna essere pronti, come dice il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, ad isolare eventuali zone rosse: «In caso di variazioni possono essere necessari passi indietro chirurgici». Perché queste sono le uniche ‘armi’ a disposizione per contrastare la diffusione. L’altro aspetto è invece tutto politico politico. Ed è la preoccupazione di diverse Regioni, soprattutto quelle del centro sud che hanno un numero di casi molto basso, di trovarsi il virus in casa per gli spostamenti di chi arriva da territori dove invece la circolazione del Covid è molto più alta. Un timore già espresso nei giorni scorsi da Sardegna, Sicilia e Puglia alle quali oggi si sono aggiunti anche il Lazio e la Campania, con Vincenzo De Luca che come al solito non ha usato giri di parole: «E’ del tutto ragionevole – ha detto il governatore campano – che se c’è un territorio con un altissimo numero di contagiati, questo territorio debba avere delle limitazioni alla mobilità». Per questo il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia sentirà uno ad uno i presidenti delle Regioni – al momento non è infatti prevista una riunione della Conferenza Stato-Regioni – Ribadendo un concetto già espresso: si riparte tutti insieme.
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