”Il silenzio assordante del Governo e del ministro Teresa Bellanova sul futuro del settore florovivaistico e’ sconcertante e preoccupante. Dopo il confronto che il gruppo di crisi nazionale del settore florovivaistico ha avuto con la titolare del dicastero all’Agricoltura, lo scorso maggio, non abbiamo ricevuto piu’ nessuna notizia. Un confronto inconcludente e oggi non sappiamo ancora l’entita’ delle misure per il nostro settore”. Sono le parole usate da Vincenzo Malafronte, presidente del consorzio produttori florovivaisti campani per evidenziare lo stato d’ animo di un comparto in forte crisi a causa dell’emergenza Covid-19. Malafronre parla di ”un calo costante determinato dall’assenza di cerimonie e eventi. Una situazione che sta avendo ripercussioni pesanti sulle circa 1.300 aziende e le decine di cooperative operanti in Campania. Questo significa il rischio concreto di chiusura di numerose attivita’ e la perdita di posti di lavoro”.- spiega il presidente del Consorzio.”La Regione Campania – prosegue il presidente del consorzio – ha dimostrato fin da subito una sensibilita’ nei confronti del nostro comparto, seguita da una misura di sostegno specifica. Certo parliamo di numeri bassi rispetto alla gravita’ delle perdite, ma cio’ ha dimostrato l’attenzione del presidente De Luca nei nostri confronti, e proprio a lui e al delegato all’Agricoltura Nicola Caputo, che mi rivolgo affinche’ intercedano nei confronti del Governo centrale affinche’ al piu’ presto venga messa in atto una programmazione seria e concreta per il nostro settore”.”Intanto pero’ il comparto e’ bloccato. Quello che ci preoccupa maggiormente e’ il futuro. La Campania, infatti, e’ la regione che ha perso di piu’ in tutta Italia, non solo durante il periodo di lockdown. Basti pensare che solo per quanto concerne i fiori recisi, il fatturato perso tra marzo e aprile ammonta a circa 40 milioni di euro e anche in questi mesi continuiamo a registrare la distruzione di intere produzioni – conclude Malafronte – Il nostro comparto, oltre ad un blocco della produzione, deve comunque fare fronte al pagamento delle tasse e dell’Iva. Pensare di poter risolvere i nostri problemi solo con i 600 euro una tantum alle partite Iva significa essere su una strada sbagliata. Il ministro Bellanova aveva promesso un incontro per illustrarci le linee guida per il settore, ma al momento registriamo solo un silenzio assordante”.