L’amianto dell’Isochimica, azienda che a partire dagli Ottanta scoibentava le carrozze ferroviarie nel sito di Borgo Ferrovia ad Avellino, ha fatto un’altra vittima: Francesco D’Amato, originario di Salerno che da tempo viveva a Montoro (Avellino) insieme alla sua famiglia, e’ morto all’eta’ di 78 anni. Insieme al figlio Armando, era una delle parti civili, 237 complessivamente, nel processo di primo grado in corso a Napoli. “Era come un padre per noi”, dicono gli ex scoibentatori suoi compagni di lavoro che chiamavano Franco, “il Vecchio”: era stato infatti assunto giovanissimo alla fine degli anni Settanta all’Isochimica. Sono 30 gli ex scoibentatori deceduti fino ad oggi. La morte di D’Amato segue di 24 ore il raggiungimento della pensione del Procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, che in questi anni ha chiesto e ottenuto il processo per 26 imputati che a vario titolo devono rispondere di omicidio colposo plurimo, lesioni dolose, concorso in disastro ambientale, omissione di atti d’ufficio. Dal processo e’ uscito Elio Graziano, deceduto a 85 anni il 4 marzo del 2017. Secondo i consulenti delle parti civili e della Procura, non vi sarebbero dubbi medico-scientifici sul nesso tra patologie e prolungata esposizione all’amianto. “Tutti gli operai dell’Isochimica sono in pericolo di vita”, ebbe a dichiarare al processo Umberto Moscato, il super perito scelto da Cantelmo per valutare tutto l’incartamento clinico sanitario degli ex scoibentatori. Il processo in corso a Napoli presso l’aula bunker del carcere di Poggioreale, a causa di locali idonei disponibili ad Avellino, riprendera’ il prossimo 11 settembre. La sentenza di primo grado, che prima del blockdown imposto dall’emergenza sanitaria era prevista per il prossimo autunno, slittera’ ai primi mesi del prossimo anno.