di Caterina Bruno
NAPOLI- Intervista esclusiva a Lucio d’Alessandro, vicepresidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, la più antica libera Università italiana, dove ha fondato, insieme con Paolo Mieli, la prima Scuola di Giornalismo del Mezzogiorno peninsulare.
Magnifico Rettore, com’è stato per il mondo accademico dover fronteggiare l’emergenza sanitaria? Ritiene che le misure adottate di didattica a distanza siano state efficaci?
«La risposta dell’Università italiana è stata immediata e molto efficace. Nel nostro caso, al Suor Orsola siamo riusciti ad adeguarci subito alle giuste misure che il governo ha adottato ad inizio marzo per contrastare al meglio il contagio da Coronavirus. Abbiamo approntato in pochi giorni un piano di didattica straordinaria online per tutti i corsi di laurea dell’Ateneo, partito esattamente nel giorno previsto per l’avvio del secondo semestre di lezioni. Abbiamo organizzato subito anche lo svolgimento online degli esami di profitto e delle sedute di laurea. Inoltre, abbiamo ristrutturato in forma online anche i test d’ingresso ad Economia e Green Economy, Giurisprudenza, Psicologia e Scienze della Comunicazione per i nostri futuri iscritti perché siamo l’unico Ateneo campano a farli in tre diverse sessioni partendo già in primavera».
Alla luce della situazione attuale, quali saranno le prospettive per il prossimo anno accademico?
«Ci tengo a sottolineare che farsi trovare pronti per un’emergenza non significa cambiare vocazione. Noi siamo una Università con quasi tutti corsi a numero programmato e con una forte vocazione alle attività in presenza e ad un rapporto diretto e continuo studente-docente. Quindi ci è ‘costato’ molto non avere nel nostro Campus e nelle nostre aule i nostri studenti, ma in questa fase emergenziale siamo riusciti a far funzionare bene la didattica anche a distanza. Siamo venuti incontro a tutte le esigenze degli studenti, didattiche e amministrative, realizzando piuttosto che un distanziamento sociale una sorta di socializzazione a distanza. E certamente sfrutteremo anche in futuro le potenzialità della didattica digitale, ma sempre in modo aggiuntivo e mai sostitutivo rispetto alla didattica in presenza. Quindi in attesa delle valutazioni che il governo farà a partire da ottobre rispetto ad una eventuale ripresa dei rischi di contagio noi ci siamo già attrezzati per poter offrire agli studenti sia la possibilità di essere presenti nelle nostre aule, sia quella di seguire corsi e fare esami a distanza per tutto l’anno accademico 2020-21».
Che impatto ha avuto l’interruzione delle attività sui progetti di ricerca? Quando ed in che modalità riprenderete?
«L’altra nota lieta di questo periodo è che nelle Università nemmeno la ricerca si è fermata. Ed anzi proprio la ricerca accademica ha approfittato del lockdown per aprirsi a nuove indagini proprio per studiare i nuovi scenari generati da quella frattura sociale, epistemologica e sistemica senza precedenti per la contemporaneità innescata dalla pandemia. Un primo frutto di queste riflessioni e di questi studi è per esempio il “Libro Bianco della ricerca” dell’Università Suor Orsola Benincasa che raccoglie idee, proposte e già dei primi progetti concreti elaborati da ricercatori e docenti dell’Ateneo che ho l’onore di guidare. Un volume che vuole fornire un contributo concreto offrendo una sorta di “catalogo” delle progettualità di ricerca applicata che l’Ateneo intende mettere in campo con specifico riferimento all’emergenza e al complesso processo di “ricostruzione” post-Covid. Contributi di studio e di ricerca molto importanti che abbiamo voluto, perciò, rendere accessibili gratuitamente alla comunità scientifica dei ricercatori ma anche a tutti gli stakeholder pubblici e privati consentendo di scaricare questo libro dal nostro sito web (www.unisob.na.it/librobiancodellaricerca)».
Sviluppo digitale: verso che direzione dovranno evolversi le Università italiane per risultare ulteriormente accessibili ed innovative? Sono già state attuate delle misure a riguardo all’interno del suo ateneo?
«Il nostro Ateneo è impegnato da lunghi anni nei processi di sviluppo digitale. Siamo la prima Università italiana con un dottorato di ricerca sul rapporto tra scienze umane e nuove tecnologie. Ospitiamo da anni una Academy Apple che lavora alla formazione dei nostri giovani. Innovazione ed accessibilità sono parole chiave di tutti i nostri percorsi formativi. Certamente la pandemia è stata un’occasione per capire che sono impegni che vanno ulteriormente implementati. Ed in particolare la nostra offerta formativa è sempre attenta alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Quest’anno inauguriamo un nuovo corso di laurea magistrale in Scienze dello Spettacolo e dei Media, l’indirizzo per la magistratura a Giurisprudenza e rafforziamo il settore ‘green’ dei nostri corsi di economia attenti in particolare anche alla sostenibilità economica ed ambientale».
Quali sono i progetti di cooperazione internazionale al momento attivi presso il suo ateneo?
«L’internazionalizzazione è un caposaldo del nostro Ateneo. Abbiamo oltre cento partenariati con Università di tutto il mondo (dagli Stati Uniti all’Australia) e nel nostro corpo docenti sono presenti stabilmente in tutti i nostri dipartimenti visiting professor di grande prestigio internazionale. Da ultimo Antonios Karaiskos, docente di Diritto civile giapponese presso l’Università di Kyoto e Lihong Zhang, professore di Diritto civile cinese presso la East China University di Shanghai, e ambasciatore dei rapporti tra Suor Orsola e la Cina. Ma c’è di più. Dallo scorso anno siamo la prima Università della Campania ad aver aperto un Centro per gli Affari Internazionali a Bruxelles, all’interno dell’Ufficio Comunitario della Regione Campania a due passi dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea. È stato un grande investimento sulle capacità dei nostri giovani che possono trovare così una porta sempre più ampia allo sviluppo di occasioni di formazione e di ricerca ma anche e soprattutto di inserimento professionale o di sviluppo di idee imprenditoriali. E gli studenti hanno risposto da subito con entusiasmo e partecipazione».
È prevista una ripartenza del progetto Erasmus+ a pieno regime?
«Nel nostro Ateneo il programma Erasmus in tutte le sue forme e declinazioni non ha mai arrestato la sua attività. Il lavoro è stato intensificato e reso più difficile per via dell’emergenza Covid-19. Molti dei nostri studenti sono ancora in mobilità nelle sedi delle Università partner e abbiamo studenti incoming nostri ospiti. Abbiamo già svolto le selezioni per l’anno accademico 2020/21. Le mobilità degli studenti outgoing seguiranno le norme di sicurezza previste e le norme generali stabilite dalla Commissione Europea e applicate dall’Agenzia Nazionale Erasmus. Riceveremo anche quest’anno studenti incoming ed abbiamo già molte richieste in tal senso. Il nostro auspicio è quello di poter concludere l’anno accademico 2020/21 con una grande International Week dedicata a momenti di riflessione didattica, scientifica e scambi con i colleghi e studenti delle tante Università partner nel mondo».