I dati sui prezzi diffusi oggi da una associazione danneggiano i consumatori e negano una realtà che è sotto gli occhi di tutti: i rincari post-Covid ci sono stati, a macchia di leopardo e attraverso artifizi che sfuggono alle indagini statistiche. Lo afferma il Codacons, che contesta senza mezzi termini alcune errate indagini sui listini al dettaglio diramate oggi. Affermare che in Italia non si sono verificati rincari dei prezzi in occasione delle riaperture è un insulto per migliaia di consumatori che in questi giorni hanno segnalato aumenti ingiustificati in diversi ambiti – spiega il Codacons – Chi ha diffuso i dati odierni è caduto in un vero e proprio tranello: gli incrementi dei listini sfuggono infatti alle rilevazioni ufficiali perché i rincari vengono quasi sempre applicati sullo scontrino attraverso la voce ‘tassa Covid’ che va da un minimo di 2 euro dei parrucchieri ai 10 euro dei centri estetici per kit monouso obbligatori, fino ai 40 euro richiesti dalle officine per la tassa di sanificazione imposta ai clienti. “In sostanza i listini dei servizi offerti rimangono invariati, ma ai consumatori vengono applicati costi aggiuntivi che di fatto rappresentano una stangata, come dimostrato non solo dalle migliaia di mail e scontrini inviati al Codacons, ma da numerose inchieste giornalistiche che in questi giorni hanno confermato l’allarme lanciato dalla nostra associazione”, continua il presidente Carlo Rienzi.