Più pensionati che dipendenti in servizio entro l’anno prossimo. Mentre lo smart working, per il quale il governo assicura che non pensa ad una percentuale fissa, ha aumentato la produttività producendo un risparmio del 30% sui consumi. Il mondo della Pubblica amministrazione rimane sotto la lente di ingrandimento in fase di post lockdown e dalla ricerca sul lavoro pubblico presentata oggi in apertura di ‘Forum Pa 2020 – Resilienza digitale’, emergono dati molto interessanti. In primis anagrafici: entro il 2021, infatti, nel pubblico potrebbero esserci più uscite per anzianità che dipendenti, per il continuo calo del personale e un equilibrio fra ingressi e uscite che, nonostante lo sblocco del turnover, non è ancora stato raggiunto. I numeri? A fronte di 3,2 milioni di impiegati pubblici italiani (in termini assoluti il 59% in meno di quelli francesi, il 65% di quelli inglese, il 70% di quelli tedeschi) i pensionati pubblici sono già tre milioni. Oltre 500 mila persone hanno già compiuto 62 anni di età (il 16,9% del totale): lo studio mette in luce una Pa anziana, in cui l’età media del personale è di 50,7 anni, con il 16,9% di dipendenti over 60 e appena il 2,9% under 30. La pensione anticipata è stata parzialmente accelerata da Quota 100, nel 2019 sono uscite anticipatamente dalla Pa 90 mila persone, ma è comunque prassi comune.In questo scenario, c’è una novità: il ricorso (spesso forzato) allo smart working durante l’emergenza Covid per la gran parte dei dipendenti pubblici è stata un’esperienza positiva, che ha portato – secondo un recente sondaggio targato Fpa – in qualche caso addirittura a un aumento di produttività: per 7 lavoratori su 10 è stata assicurata totale continuità al lavoro, per il 41,3% l’efficacia è persino migliorata; per il 61% la nuova cultura di flessibilità e cooperazione prevarrà anche finita l’emergenza. Ma lo smart working ha significato anche una notevole riduzione di sprechi, quantificabili in 135 milioni di ore di spostamenti in meno nei tre mesi di lockdown, pari a 1 miliardo di km non percorsi, 400 milioni di euro di benzina risparmiati e 127mila tonnellate di CO2 in meno nell’atmosfera, oltre al 30% di costi in meno a carico della PA tra consumi energetici, gestione delle mense e pulizie dei locali. “Puntiamo a mantenere lo smart working non in maniera ordinaria come nella fase emergenziale, ma tra qui e fine anno per il 50% dei lavoratori che svolgono attività eseguibili in modalità agile – ha spiegato la ministra per la Pa Fabiana Dadone – E da gennaio al 60% attraverso il Pola (Piano organizzativo del lavoro agile). Non si può dare dall’alto una percentuale fissa per tutti, va calata sulla diversa natura delle varie amministrazioni, anche sul diverso livello di digitalizzazione”.