Dal controllo sui bar, ristoranti e negozi di frutta e verdura fino al furto dei raccolti come l’uva, il volume d’affari delle agromafie e’ salito a 24,5 miliardi di euro, con attivita’ che riguardano l’intera filiera del cibo; questo approfittando anche della crisi causata dall’emergenza coronavirus. E’ quanto afferma la Coldiretti. L’agroalimentare e’ una delle aree prioritarie di investimento della malavita, che ne comprende la strategicita’ in tempo di crisi economica, sottolinea la Coldiretti, perche’ consente di infiltrarsi in modo capillare nella societa’ civile. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione, le agromafie impongono la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della mancanza di liquidita’, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilita’ di capitali ottenuti con il commercio della droga. Un fenomeno che minaccia di aggravarsi ulteriormente per gli effetti della pandemia, precisa la Coldiretti, che potrebbe spingere le imprese a rischio a ricorrere all’usura per trovare i finanziamenti necessari.