Le banche italiane sono entrate in questa crisi con coefficienti patrimoniali decisamente migliori rispetto alla grande crisi finanziaria e hanno provveduto nel corso di questi anni a ridurre il peso degli npl sebbene questi rimangano superiori alla media europea. Tuttavia ora vi e’ il rischio che debbano affrontare un nuovo peggioramento della qualita’ del credito se la crisi portera’ a un aumento delle insolvenze fra le imprese non finanziarie. E’ quanto scrivono gli esperti della Consob nel rapporto sull’impatto della crisi covid sul sistema finanziario italianio. Con riguardo all’adeguatezza patrimoniale – recita il rapporto – le maggiori banche domestiche hanno registrato un innalzamento dei coefficienti di solvibilita’ in media di circa due punti percentuali. Secondo le analisi di Banca d’Italia, a dicembre 2019 il livello medio di common equity tier 1 delle banche domestiche significative si e’ collocato al 13,9% delle attivita’ ponderate per il rischio, valore quasi doppio rispetto a quello registrato a fine 2007. Sul piano reddituale, tuttavia, non sono sopravvenuti miglioramenti significativi. All’incremento di efficienza connesso ai crescenti sforzi di riduzione dei costi, corrisponde una persistente debolezza dei ricavi derivanti dalla tradizionale attivita’ di intermediazione creditizia (margine di interesse), correlata ai livelli estremamente bassi dei tassi di interesse registrati negli ultimi dieci anni. Al contrario, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, l’adeguatezza patrimoniale delle banche italiane risulta ancora inferiore alla media europea. La leva finanziaria si attesta invece a livelli solo marginalmente superiori alla media europea. “Tali circostanze – continua il rapporto – non escludono tuttavia scenari negativi per il settore bancario qualora la forte contrazione dell’attivita’ economica prevista per il 2020 innescasse diffuse crisi di liquidita’ e un aumento rilevante del tasso di insolvenza tra le imprese debitrici e crescenti difficolta’ delle famiglie a estinguere i propri debiti”. “A fine 2019 – conclude il rapporto Consob – il 46% circa dei finanziamenti delle maggiori banche italiane avevano come controparti societa’ non finanziarie, a fronte di valori inferiori al 40% per i maggiori istituti dei principali Paesi europei. I finanziamenti bancari domestici riguardavano principalmente il settore manifatturiero (26% del totale dei crediti alle imprese), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (16%) e il comparto immobiliare (13%). Nei principali Paesi europei, invece, l’esposizione degli istituti bancari al settore manifatturiero si collocava tra il 13% di Germania e Francia e il 18% di Spagna e Regno Unito, mentre quella verso il settore immobiliare si attestava al 22% e al 25% del totale dei crediti alle imprese rispettivamente per le banche francesi e inglesi e al 38% per quelle tedesche”.