Il terzo trimestre del 2020 farà registrare una variazione positiva del Pil italiano, dopo il minimo della recessione nel secondo. I dati sull’andamento a luglio sono pochi, “ma una risalita è stata a fatica avviata a maggio-giugno. Tuttavia, è stata parziale e i rischi che si affievolisca sono alti, lasciando l’attività su livelli compressi. Il freno post-lockdown è la domanda che resta bassa”. E’ il quadro che emerge dal Rapporto Congiuntura Flash del Centro Studi di Confindustria.
La produzione industriale a giugno ha registrato appena un +3,9% (stime CSC), dopo il buon recupero di maggio (e il -43,1% a marzo-aprile): per Confindustria il numero cui guardare è il -16,9% dai livelli pre-Covid, ricordando che i dati recenti potranno essere rivisti fortemente per ragioni tecniche. Il PMI (Purchasing Managers’ Index) continua a indicare a giugno che, nonostante la possibilità di riapertura ormai completa, la risalita resta parziale sia nell’industria (47,5) che nei servizi (46,4).
A luglio la fiducia dei consumatori ha perso terreno e resta molto bassa; nonostante un rimbalzo, i consumi sono al -15% annuo a giugno (stime Confcommercio). Parziale la risalita della fiducia delle imprese; i giudizi sulle condizioni per investire restano negativi nel 2° trimestre, pur meno sfavorevoli; le attese sugli investimenti indicano ulteriore calo (Banca d’Italia).
L’export di beni è ripartito a maggio (+34,6%), ma ancora molto sotto i livelli pre-Covid (-26,1%). Le vendite italiane hanno recuperato rispetto a quelle di Germania e USA. Tengono nei farmaceutici, meno negli alimentari, sono quasi dimezzate in autoveicoli e abbigliamento. Molto deboli i principali mercati. Un graduale miglioramento è segnalato dagli ordini esteri del PMI (44,5 a giugno).
A maggio gli occupati sono calati ancora (-84mila), ma la ricerca attiva di lavoro ha iniziato a risalire (+307mila), buon segnale in prospettiva. “Ci si attende per gli occupati ulteriore discesa ma l’ampio ricorso alla CIG continuerà a salvaguardare posti di lavoro, aggiustando le ore lavorate”, sottolinea il CSC.