Arriva il «Fondo nuove competenze», una vera e propria sfida, a sentire Nunzia Catalfo, per allineare le competenze del personale alle effettive richieste di nuovi profili da parte del mondo produttivo. Il Sole 24 ha ricostruito tutte le novità introdotte.
Lo scollamento scuola-lavoro
Sono anni che su questo giornale tutti i principali stakeholder, da Unioncamere alla stessa Confindustria, lamentano un mismatch dilagante, vale a dire uno scollamento tra mondo della formazione e mondo del lavoro, a danno di giovani e non. Un mismatch che parte quindi dalla scuola ma che investe un pò tutta la carriera lavorativa della risorsa, visti i rapidi cambiamenti indotti dalle nuove tecnologie e dalle sfide dei mercati. E purtroppo anche dalle moltissime vertenze aziendali in corso.
Cos’è il Fondo nuove competenze
Ma che cos’è questo strumento? Il «Fondo Nuove Competenze» è stato istituito nel decreto Rilancio. Consente alle parti sociali di stipulare contratti collettivi aziendali o territoriali per convertire temporaneamente una parte dell’orario di lavoro in formazione professionale finanziata dallo Stato. Nello specifico, per i datori di lavoro, ha spiegato in più occasioni il ministro Catalfo, «questa misura non solo è a costo zero ma costituisce un utile strumento per rispettare gli obblighi derivanti dai protocolli di sicurezza, facendo fronte alla necessità di prevenire i contagi nei luoghi di lavoro. Inoltre, rispetto alla tradizionale cassa integrazione, questo strumento ha il grande pregio di mantenere i lavoratori qualificati e formati assicurando all’impresa non solo di non perdere ma addirittura di rafforzare il know-how aziendale».
La “rimodulazione” dell’orario
Il provvedimento, almeno stando alle indicazioni di legge, consente perciò una “rimodulazione” dell’orario: ciò significa che l’accordo non può incidere sulla quantità di ore ma solo sulla variazione di destinazione delle ore già concordate, tenendo conto delle mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa e stabilendo quindi che una parte dell’orario vada finalizzato a percorsi formativi.
Nel decreto agosto altri 500 milioni in più
Ecco allora che il «Fondo nuove competenze», è il ragionamento del governo, può essere di aiuto a investire nella formazione continua, nella riqualificazione professionale e nell’accrescimento delle competenze del lavoratore. E per questo motivo nel decreto agosto la dote iniziale di 230 milioni è stata portata a 730 milioni, con un investimento, quindi, di altri 500 milioni su due anni.
I nodi attuativi da sciogliere (e bene)
Il punto è che lo strumento è ancora sulla carta. Mancano cioè le indicazioni attuative, da varare, perciò, in fretta e bene visto il tema delicato su cui si sta intervenendo (la formazione continua è spinta, in Italia, dai fondi interprofessionali). Bisognerà evitare che da opportunità lo strumento si traduca, nella pratica, in nuovi oneri per le aziende. E c’è bisogno di non introdurre lacci e lacciuoli sulla formazione da erogare. Insomma, lo strumento può essere d’aiuto, ma va attuato in una logica a favore delle imprese (non contro).