“Trovare nuovi modelli produttivi coniugando sostenibilità ambientale e ricerca scientifica è una sfida a cui è chiamata non solo l’agricoltura, ma anche il mondo accademico, l’industria e la politica. Anche perché c’è uno stretto legame tra sostenibilità e ricerca, e se questo si rompe, si rischia il crollo delle produzioni e la perdita di posti di lavoro”. Lo sostiene il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che riporta quanto accaduto in Francia in questi giorni: “Il ministero dell’Agricoltura ha annunciato la deroga, per tre anni dal 2021, all’utilizzo di neonicotinoidi nella coltivazione della barbabietola, a fronte del calo della produzione di circa 200 milioni di euro dovuto alla presenza di afidi dannosi per la pianta”. Il “ministero della transizione ecologica ha ammesso che attualmente non sono disponibili prodotti di pari efficacia per combattere la malattia e pertanto la deroga è necessaria per non mettere a rischio l’intera produzione francese di barbabietole”, ricorda Confagricoltura. “La Francia – spiega – è il primo produttore europeo di zucchero, con 25mila imprese che, con la trasformazione, occupano 45mila addetti e garantiscono 1 miliardo di euro di avanzo commerciale. Un tracollo del comparto avrebbe pertanto ripercussioni pesanti sull’economia agricola transalpina”.
“Le richieste dei produttori – che hanno provato a lottare contro gli afidi vettori del virus con ripetuti trattamenti, rivelatisi inefficaci – sono state pertanto accolte dal ministro dell’Agricoltura che, contestualmente, ha annunciato alcune misure: sarà proposta una modifica legislativa per consentire l’utilizzo di emergenza dei neonicotinoidi ai sensi della normativa comunitaria e prevedendo comunque un piano per proteggere gli impollinatori; saranno indennizzati i bieticoltori per le perdite subite; si stanzieranno 5 milioni per investimenti in ricerca e innovazione per individuare soluzioni alternative valide contro la diffusione della patologia che ha colpito le barbabietole”, sottolinea Confagricoltura. “Quanto accaduto in Francia – rileva Confagricoltura – dimostra che le decisioni improntate al solo divieto, che non tengono della reciprocità e non sono supportate sul piano scientifico, non fanno neanche avanzare la sostenibilità ambientale e la protezione delle risorse naturali. Confagricoltura confida che si adottino anche in Italia scelte in grado di garantire la sostenibilità ambientale ed economica delle produzioni agricole, con soluzioni tecniche adeguate a preservare la produzione e la produttività nazionale delle colture”.”Puntare su ricerca e innovazione – conclude Giansanti – è necessario anche per garantire la sostenibilità ambientale dei processi, senza rinunciare al contributo essenziale del settore primario in termini di crescita e occupazione nei vari comparti”.