“Con la riapertura lunedì prossimo delle segreterie della presidenza, conto di far partire nella stessa giornata la convocazione di un nuovo confronto con ArcelorMittal sul problema dell’indotto-appalto del siderurgico di Taranto”. Lo annuncia ad AGI Mario Turco, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega alla programmazione economica.
“Penso che il confronto possa tenersi venerdì della prossima settimana. Da vedere dove, se a Roma, alla presidenza del Consiglio, oppure a Taranto, in Prefettura” spiega Turco. Il confronto da riprogrammare è quello che, in call conference, avrebbe dovuto tenersi il 10 agosto tra ArcelorMittal, Camera di Commercio, Confindustria e Prefettura Taranto, e per il Governo i sottosegretari Turco e Alessandra Todde (Mise).
La call fu annullata poche ore prima dello svolgimento perché il Governo, attraverso i sottosegretari e il prefetto di Taranto, riscontrò che per ArcelorMittal non vi avrebbe partecipato l’amministratore delegato Lucia Morselli ma il direttore delle Risorse umane, Arturo Ferrucci, insieme agli avvocati dell’azienda. Fonti di Governo ritennero che questa presenza non fosse “adeguata”.
Indotto in forte crisi
Un indotto sempre più sofferente e in crisi per i mancati pagamenti di ArcelorMittal a fronte delle fatture ormai scadute (38 milioni dichiara la sola Confindustria Taranto per le imprese associate) ed uno stato pessimo delle relazioni tra azienda e sindacati (con questi ultimi che due giorni fa hanno abbandonato il tavolo dove si discuteva della cassa integrazione Covid per 8100 addetti a Taranto), caratterizzano adesso la situazione di ArcelorMittal.
Negoziato nel vivo in concomitanza con la campagna elettorale regionale
Nelle prossime settimane, inoltre, si verificherà una particolare coincidenza: l’entrata nel vivo del negoziato tra Governo e Mittal circa il coinvestimento dello Stato nella società siderurgica attraverso Invitalia e la campagna elettorale per le regionali in Puglia. Il negoziato ArcelorMittal-Governo è riuscito a superare la data del 5 giugno scorso, quando l’azienda presentò un nuovo piano industriale con 3200 esuberi, subito respinto da Governo e sindacati, ma non si può dire che sia in discesa.
Diverse sono ancora le partite aperte, ma soprattutto non sono affatto sciolti i nodi relativi all’assetto industriale dell’acciaieria e alla gestione degli esuberi che, col passaggio ad nuovo modello di produzione (la decarbonizzazione), si renderanno inevitabili. Anche per questo i sindacati premono sul Governo perché ci sia un incontro. Ma il tema ex Ilva non starà ai margini della campagna elettorale in Puglia. Troppo rilevante è, dal punto di vista economico e lavorativo, per essere messo in secondo piano. Senza trascurare che il Governo vuole usare per ex Ilva una parte dei fondi europei Recovery Fund e Just Transition Fund.
Tutti i candidati chiedono una ‘svolta’
I quattro principali candidati alla presidenza della Regione vogliono una svolta, anche perché di tempo ne è trascorso tantissimo, ma come arrivarci non è semplice, nè è ancora chiaro. Antonella Laricchia, dell’M5S, chiede la chiusura dell’area a caldo, quella che, con altoforni e acciaierie, è la più impattante per avere un siderurgico sul modello Genova e Trieste, dove sono rimaste solo le lavorazioni a freddo. Michele Emiliano, governatore uscente, in corsa per il centrosinistra, spinge per la decarbonizzazione, che da alcuni anni è il suo cavallo di battaglia. Raffaele Fitto, candidato del centrodestra, rivendica “una riconversione utilizzando le opportunità europee e nazionali, con proposte serie e non con polemiche inutili”.
Mentre Ivan Scalfarotto, in lizza per Italia Viva, Azione e Più Europa, dice che “Ilva non si deve assolutamente toccare, perché una risorsa, per investire in sicurezza e sul futuro”. Difficile però che la definizione del dossier ArcelorMittal si abbia prima delle regionali. Anzi, sembra ormai scontato che si andrà a dopo le elezioni. E anche questo infiammerà le regionali pugliesi.