Famiglie e imprese tornano a chiedere prestiti. Passato il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria, le domande di credito sono tornate sui livelli pre Covid. E’ quanto emerge dall’analisi di Crif, che segnala dati “incoraggianti” a luglio e positivi nella prima settimana di agosto: le richieste di credito sono aumentate del 7% per le famiglie e del 15% per le imprese.
In questo scenario, sicuramente in recupero ma ancora fortemente condizionato dalla perdurante incertezza causata dall’emergenza pandemica, famiglie e imprese non hanno però smesso di richiedere l’accesso alla moratoria varata dal Governo per sospendere il pagamento delle rate sui finanziamenti in essere.
I privati hanno approfittato della norma per chiedere in particolare la sospensione del rimborso delle rate dei mutui immobiliari (46,6% delle richieste). A seguire i prestiti personali (26,6%), i mutui di liquidità (12,6%), i prestiti finalizzati (8,6%) e i contratti di leasing e altri prodotti rateali (5,6%).
I consumatori hanno quindi chiesto la sospensione dei debiti più onerosi, alleggerendo così il bilancio familiare.
Per i mutui immobiliari in media la rata mensile per la quale è stata chiesta la sospensione è di 630 euro.
Secondo Crif, la moratoria varata dal Governo ha rappresentato “un’efficace misura di sostegno alle famiglie e alle imprese che in questi mesi si sono trovate in difficolta’ a causa dell’emergenza Covid”.
Sul fronte delle imprese, Crif fa notare che a chiedere la moratoria sono state soprattutto società di capitali: il 72,6% a fronte di una quota del 23,9% per le società di persone e del 2,3% per le ditte individuali. L’importo medio della rata mensile che è stata sospesa grazie alla moratoria è di 2.796 euro, importo che sale a 3.303 euro per le società di capitali.
A livello regionale, le richieste di moratoria presentate dalle imprese sono per il 60% nelle quattro regioni più colpite dall’emergenza Covid: il 23,5% dei contratti che in questi mesi hanno beneficiato della sospensione delle rate riguarda imprese della Lombardia, che precedono quelle dell’Emilia Romagna (con il 13,4% del totale), quelle del Veneto (con l’10,7%) e del Piemonte (con il 9,1%).