di Rosa Sica
La pandemia ha accelerato l’e-commerce e il business del largo consumo con un incremento medio degli acquisti del 33 per cento nei supermercati in Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna. Dopo il boom, le vendite si sono stabilizzate ma continuano a essere positive. A evidenziarlo il report di Nielsen sull’andamento dei consumi nell’era del Covid, illustrato a Cibus Forum, alle Fiere di Parma.
“Le famiglie italiane, ormai più confidenti con l’e-commerce e abituate a nuove categorie di spesa, comprano ancora oggi – ha detto l’analista Nielsen Christian Centonze – latte a lunga conservazione, surgelati, pasta, riso, farina, tonno in scatola, vino e prodotti igienici. Prodotti da dispensa, che registrano ora un incremento di bevande alcoliche, sulla scia degli aperitivi tra le mura domestiche”. Ma il vero e proprio exploit in epoca Covid è la spesa alimentare via web. “Durante il lockdown – secondo il report Nielsen – gli acquisti food&wine tramite e-commerce sono cresciuti del 149 per cento, nonostante le consegne a domicilio non siano ancora attive in larga parte della Penisola. Si calcola che circa 17 milioni di persone al mese si siano collegate al sito di un esercizio di retail. Il fattore prezzo, la convenienza in particolare, si dimostra determinante nella composizione del carrello della spesa. Anche se – segnala lo studio – durante il lockdown sono crollate le promozioni, passate dal 26 per cento al 19 per cento. Con la nuova centralita’ della vita domestica, visto il crescente numero di persone in smart working, l’e-commerce continuerà a crescere ma avremo una polarizzazione dei prezzi, con una domanda crescente sia sul low cost che sulla fascia alta dei listini, il lusso a tavola e per il benessere”. Ma l’attenzione crescente al risparmio nella spesa alimentare preoccupa Federalimentare. “È innegabile – ha detto il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio – che i consumi del Paese stiano cambiando e non in meglio. Le vendite dei discount alimentari crescono al passo tendenziale del +7 per cento mostrando l’esaltazione di una tendenza al risparmio. La preoccupazione e’ che la discesa del target dei prodotti di eccellenza si consolidi nel tempo, portando a uno stabile cambiamento di costume”.
Per Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, in videocollegamento “gli acquisti alimentari e la salute sono strettamente collegati.Il lockdown ci ha fatto riscoprire il negozio di quartiere, il cibo fresco e la pulizia delle superfici nel consumo e nella conservazione del cibo. Dovremmo far tesoro di questa esperienza. Il salto è una qualità a tavola accessibile a tutti ma non e’ vero che un prezzo basso piu’ equo. Dobbiamo capire cosa c’e’ dietro una filiera, sfruttamento e caporalato o buone pratiche. Serve un confronto – ha auspicato – per passare a un’economia etica”. Un invito raccolto da Giorgio Santambrogio, past president di Associazione Distribuzione Moderna e ad del Gruppo Ve’Ge’: “la grande distribuzione – ha detto – sta lavorando insieme all’industria e all’agricoltura per eliminare le pratiche unfair come le aste a doppio ribasso”. Da qui l’invito alle istituzioni a portare a termine la proposta di legge passata alla Camera e ora in discussione al Senato. Intanto da Cibus Forum parte l’invito a regimi alimentari equilibrati, come la Dieta Mediterranea tradizionale, e a riprendere a muoversi, dopo le pigrizie da quarantena. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha scritto oggi, ha reso noto il segretario generale del ministero della Salute Giuseppe Ruocco, ai rappresentanti di 190 Paesi aderenti alla Fao per far riscoprire il cibo locale e la dieta della tradizione locale.