di Francesca Retus
La parola del momento pare essere Recovery Fund. Sembra che aggrapparsi al Recovery Fund sia la panacea a tutti i “mali” o meglio alla grave crisi economica che l’Italia, come il resto dell’Europa e del mondo, si trova attualmente ad affrontare per via della pandemia generata dalla diffusione del Covid 19.
Ma di che si tratta esattamente?
Il Recovery Fund è un Fondo di recupero istituito ah hoc dall’Unione Europea il cui scopo è quello di arginare all’impatto che il coronavirus ha avuto sulle economie degli Stati Membri. Tecnicamente il Recovery Fund è “un fondo per la ripresa con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti” (tra cui, ovviamente, vi è anche l’Italia) nel quale sono stati stanziati 750 miliardi di euro che verranno suddivisi tra sovvenzioni (390 miliardi) e prestiti (360 miliardi). Tale ingente somma è stata (o meglio verrà) reperita tramite l’emissione di un debito garantito dall’Unione Europea e sarà distribuita ai singoli Stati il primo trimestre del 2021.
Tuttavia, mettere d’accordo i 27 Membri dell’UE non stata cosa facile: sin da subito, infatti, i Paesi dell’Europa settentrionale, ben consapevoli di godere di economie più solide rispetto agli Stati dell’Europa meridionale, si sono fermamente opposti forme di debito condivise quale prevista dal Recovery Fund.
Finalmente, dopo una serie di discussioni e di proposte, il Consiglio Europeo nel luglio 2020 è riuscito a finalizzare il tanto auspicato accordo sul Recovery Fund. Trattandosi di un meccanismo di debito dal quale viene generato un piano da 750 miliardi di euro, il raggiungimento dell’accordo di luglio 2020 è stato un passaggio fondamentale anzi è stato condicio sine qua non per l’adozione del
predetto piano.
E l’Italia come intende investire la fetta pari a 209 miliardi di euro del Recovery Fund che le spetta? Il Governo ha recentemente stilato una lista – in bozza – di obiettivi da perseguire attingendo alle risorse messe a disposizione dal Fondo. In particolare sono stati individuati i settori in cui si intende investire maggiormente. Tra questi settori figurano infrastrutture, istruzione e formazione, tecnologia, digitalizzazione e innovazione e sanità. Tutti settori da sempre delicati per l’Italia a causa degli ingenti tagli dagli stessi subiti, che la pandemia ha reso ancora più bisognosi di un concreto aiuto. Le linee guida elaborate dall’Esecutivo sono state trasmesse alle Camere il 9
settembre e attualmente sono in via di approvazione.
Sebbene le significative risorse messe a disposizione dell’Unione, se ben investite e distribuite serviranno a dare una boccata di ossigeno alle economie dei singoli Stati membri severamente provate dal lungo lock down e dagli strascichi del coronavirus con il quale probabilmente dovremmo imparare a convivere quanto meno fino all’arrivo di un vaccino, c’è chi dice che il Recovery Fund sarà solo “una nave che ci tiene a galla in mare mosso e ci fa superare la tempesta” e che perciò “dobbiamo assicurarci che sia attuato correttamente” e “possa salpare il prima possibile”. Queste sono le parole pronunciate qualche giorno fa dal Vicepresidente della Commissione Ue,Valdis Dombrovskis.
Ma questa è solo una delle tante questioni che si pongono sul Recovery Fund, prima tra tutte come verrà ripagato il debito generato per il Fondo? Questo punto, al momento, rimane ancora alquanto incerto. Anche se, personalmente ritengo che il più grande punto sul quale interrogarsi rimanga il seguente: sarà in grado l’Italia, l’Europa e il Mondo di sconfiggere questo minuscolo virus che ha paralizzato le economie mondiali e soprattutto la vita sociale di ogni singolo individuo? Forse oltre che interrogarsi e preoccuparsi delle sorti dell’economia, bisognerebbe anche concentrarsi sull’impatto sociale che questo microscopico virus ha avuto su ognuno di noi.