E’ cominciata oggi nel siderurgico di Taranto ArcelorMittal, ex Ilva, una nuova tranche di cassa integrazione Covid. Durera’ nove settimane, e’ stata chiesta dall’azienda per un numero massimo di 8.147 dipendenti, di cui 5 mila operai, ed e’ in continuita’ con le altre tranche di cassa Covid, l’ultima delle quali di sei settimane era cominciata ai primi di agosto. Anche stavolta ArcelorMittal non ha raggiunto a Taranto alcun accordo con i sindacati. Questi ultimi, pero’, a fronte della cassa che comincia oggi, manifestano ulteriori, forti preoccupazioni perche’ anche se ArcelorMittal non ha comunicato nulla in proposito, una serie di segnali provenienti dalla fabbrica, e intercettati dai delegati sindacali, vanno in direzione di un aumento reale dei cassintegrati. In sostanza, l’azienda sinora ha chiesto la cig per un massimo di 8.147 unita’ ma di fatto l’ha realmente utilizzata per circa 4 mila. Da oggi, invece, secondo la preoccupazione che i sindacati hanno ripetutamente manifestato nelle ultime ore, la userebbe realmente per circa 5 mila addetti, con un incremento effettivo rispetto alla tranche precedente di circa mille lavoratori. Per i sindacati, si avrebbe in stabilimento una forza di 3 mila addetti, su 8.200 di organico, ed una produzione annua di 3 milioni di tonnellate. Ai tanti impianti che a Taranto sono fermi, e tra questi, da meta’ marzo, l’altoforno 2 e l’acciaieria 1, si aggiunge il reparto Produzione lamiere che ArcelorMittal ha fermato da venerdi’ scorso sino a nuova disposizione, ovvero sin quando non arriveranno nuovi ordini di lavoro.