L’Italia riuscira’ a chiudere il 2020 con un calo del Pil contenuto sotto le due cifre. A dispetto di quanto previsto dai principali organismi internazionali, che nella migliore delle ipotesi, quella dell’Ocse, stimano quest’anno una contrazione di oltre il 10% dell’economia italiana, nella Nota di aggiornamento del Def il governo si appresta a mettere nero su bianco un calo nell’ordine del 9%. Un valore in linea con quanto anticipato da Roberto Gualtieri, che ha parlato piu’ volte di una incoraggiante ripresa nel terzo trimestre, corroborata dall’andamento della produzione industriale e da una stagione estiva che dal punto di vista dei consumi e della fiducia ha mostrato segnali di progressivo ritorno alla normalita’ dopo il lockdown. Il -9% che, secondo fonti attendibili, dovrebbe comparire nel documento atteso a fine mese rappresenta un minimo ritocco al ribasso rispetto al -8% calcolato ad aprile, in piena emergenza sanitaria e con di fronte innumerevoli incognite, sia sull’andamento e sui tempi dell’epidemia che sull’impatto delle chiusure sulle attivita’ produttive. Le misure messe in campo dal governo da allora, con gli enormi stanziamenti del Cura Italia prima e del dl rilancio e del decreto agosto poi, pari in tutto a 100 miliardi, hanno contribuito a limitare i danni quest’anno ma spingeranno di certo il deficit ben oltre il 10,4% del Pil inserito nel Def in primavera e probabilmente il debito a ridosso del 160% (dal precedente 155,7%). Nel 2021 sara’ invece il Recovery Fund che, nelle intenzioni dell’esecutivo, permettera’ all’economia di crescere anche piu’ del previsto, con un rimbalzo non piu’ puramente fisiologico. Se tutto il processo per ottenere i fondi seguira’ i passaggi e la tempistica stabiliti, in primavera dovrebbe infatti arrivare il primo anticipo del 10% delle risorse, che Gualtieri vorrebbe destinare interamente agli investimenti. Si tratterebbe di 19-20 miliardi, pari ad oltre un punto di Pil, che verrebbe riversato nell’economia e che spingerebbe al rialzo il Prodotto interno lordo. Dal +4,7% previsto nel Def si potrebbe dunque passare nel quadro programmatico della NaDef ad una crescita piu’ sostenuta, compresa tra il 5 e il 6%, in questo caso in linea con le previsioni dell’Ocse. Piu’ complicato invece delineare il quadro di finanza pubblica. I fondi che arriveranno all’Italia in forma di sussidi a fondo perduto non avranno infatti alcun impatto sul deficit e presumibilmente nemmeno sul debito, anche se l’ultima parola al riguardo spettera’ ad Eurostat. I prestiti invece peseranno su entrambe le grandezze, che il governo punta tuttavia a ridimensionare gradualmente mostrando ai mercati la capacita’ dell’Italia di imboccare un sentiero nuovamente virtuoso. Dopo l’inevitabile impennata di quest’anno, la NaDef indichera’ quindi un progressivo percorso di rientro per il prossimo triennio, gia’ visibile a partire dal 2021. Resta pero’ ancora da capire se l’anticipo del 10% potra’ essere costituito solo da grants o se una parte sara’ invece di loans, con ricadute dunque anche sui conti pubblici che renderebbero la definizione dei numeri e delle politiche di bilancio molto piu’ complessa.