Poliedrico, cosmopolita, visionario nei suoi interessi e nelle sue passioni. È morto a 80 anni uno dei padri fondatori dell’eccellenza del vino siciliano, Diego Planeta, nato a Palermo nel 1940. Nel 2004 è stato nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Storico presidente della più grande cantina sociale siciliana, la Settesoli di Menfi, sulla costa sud occidentale, una comunità di duemila soci, ciascuno dei quali coltiva il proprio vigneto, formando un’estensione di seimila ettari di vigna, da presidente dell’Istituto regionale della vite e del vino, dal 1985 al 1992, ebbe l’intuizione di avvalersi della professionalità del re degli enologi, Giacomo Tachis.
Insieme crearono le condizioni per rinnovare totalmente la viticoltura siciliana, dandogli un respiro internazionale. I vigneti e gli oliveti di proprietà, che ha trasformato in modo sapiente, oggi occupano 120 dipendenti, fatturano 12 milioni di euro ogni anno e trovano apprezzamento in oltre trenta Paesi.
Soprattutto, ha trasformato la Sicilia produttrice di vini destinati a tagliare i quelli francesi o persino alla distillazione, a raffinata e ricchissima realtà enologica apprezzata oggi a livello internazionale.
Uomo di cultura, Diego Planeta ha accresciuto enormemente la qualità del vino in Sicilia, cambiando il modo di vedere l’agricoltura e il vino. “Ci lascia l’uomo a cui il vino siciliano deve il suo rinascimento – commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera – ha creato le condizioni perché le nuove generazioni tornassero all’agricoltura”.
“L’intera Sicilia – afferma Diego Maggio, presidente dei Paladini dei Vini di Sicilia – perde uno dei suoi paladini migliori. Rimane indelebile la sua impronta di artefice dei nuovi orizzonti qualitativi per l’isola vinicola più vocata del mondo”.