Carlo Bonomi si prepara ad affrontare la sua prima assemblea da presidente di Confindustria. Si terrà domani l’atteso debutto pubblico del leader dell’associazione di viale dell’Astronomia. Inizialmente previsto a fine maggio, subito dopo l’elezione unanime da parte degli imprenditori, il tradizionale appuntamento era stato poi rimandato a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. A fare da cornice, come da molti anni, l’Auditorium Parco della Musica di Roma. “Il coraggio del futuro” è lo slogan scelto per l’evento che sarà l’occasione per un confronto tra industriali e governo alla vigilia della presentazione del Recovery Plan nazionale. Dopo la relazione di Bonomi, sono infatti previsti gli interventi del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e del premier Giuseppe Conte. Il Paese, ora più che mai, è a un bivio decisivo tra sviluppo e declino. La Confindustria targata Bonomi non ha risparmiato, finora, pesanti critiche al governo Conte, colpevole, a giudizio degli industriali, di non aver sciolto nessuno dei nodi che imbrigliano la crescita dell’Italia, pur avendo messo in campo risorse per circa 100 miliardi di euro. La risposta alla crisi economica seguita alla pandemia, insomma, per Confidustria non è stata efficace. Nel mirino degli industriali i troppi bonus frammentati, i sussidi, i fondi accesi presso ogni ministero, e, soprattutto, la scelta di prorogare il blocco dei licenziamenti “congelando” così il mercato del lavoro. La partita si gioca ora sui 209 miliardi di fondi europei del Recovery Fund: una grande opportunità che, secondo gli imprenditori guidati da Bonomi, va colta mettendo al centro le imprese, le uniche capaci di creare sviluppo e lavoro. Per questo, con molta probabilità, Confindustria tornerà a chiedere un Patto per l’Italia per rilanciare crescita e sviluppo e a insistere sulla necessità di riforme, dal fisco alla burocrazia, partendo dal tema più urgente: il lavoro. La tensione sociale nel Paese rischia di esplodere, come dimostrano i recenti episodi di cronaca che hanno coinvolto diversi industriali. E’ di qualche giorno fa la notizia del pacco bomba arrivato al leader degli imprenditori bresciani Giuseppe Pasini. A giugno era finito sotto scorta il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, e minacce erano arrivate anche al numero uno degli industriali bergamaschi Stefano Scaglia. Il timore è che questi episodi siano destinati a moltiplicarsi. Più volte, in questi mesi, Bonomi ha denunciato il pregiudizio antindustriale che c’è nel Paese. Nell’incontro dell’8 settembre con i leader di Cgil, Cisl e Uil il numero uno di viale dell’Astronomia aveva chiesto una presa di posizione dei sindacati, senza se e senza ma, contro questa escalation di minacce. La risposta di Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri è stata chiara, netta: in occasione del pacco bomba recapitato a Pasini, dai leader delle tre confederazioni è stata espressa una ferma condanna e una solidarietà non formale nei confronti dell’imprenditore minacciato e di Confindustria. La tenuta sociale dell’Italia è stata messa a dura prova e i prossimi mesi saranno decisivi. Dall’economia, infatti, nonostante un accenno di ripresa, arrivano ancora segnali preoccupanti. Per il 2020 le stime di Confindustria sono più negative di quelle del governo e vedono un crollo del Pil tra il 10 e l’11%. Diversi settori, come il turismo e i servizi, sono in grave difficoltà e aumenta la perdita di posti di lavoro. Inoltre, circa dieci milioni sono i lavoratori privati in attesa di rinnovo contrattuale. Il dialogo tra Confindustria e sindacati sulla contrattazione è ripartito a inizio settembre, ma gli ostacoli da superare sono ancora molti. L’idea di Bonomi di contratti “rivoluzionari”, con l’addio al vecchio scambio tra salari e orari, non è piaciuta a Cgil, Cisl e Uil. Ma la firma definitiva del contratto della sanità privata, per il quale Bonomi si era impegnato personalmente con i sindacati, rappresenta un inizio di dialogo che dovrà svilupparsi nelle prossime settimane.