“Teniamo conto dell’analisi della Cgia di Mestre: l’esercito degli oltre 3 milioni di lavoratori al nero che produce quasi 79 miliardi di valore aggiunto sommerso che sfugge al fisco, all’INPS e all’INAIL, potrebbe ingrossarsi con la fine della Cassa Integrazione da Covid e del blocco dei licenziamenti”. Lo dichiara Cesare Damiano, ex deputato del Pd e già ministro del Lavoro. “Se il lavoro nero – continua – diventerà il nuovo ammortizzatore sociale, i risparmi che qualcuno pensa di realizzare non erogando più gli ammortizzatori sociali (bonus e cig, risorse a fondo perduto), saranno azzerati dai mancati introiti fiscali e contributivi derivanti dal sommerso. Non ci sarebbe, a consuntivo, nessun vantaggio economico e, in più, la fuga nel lavoro nero. “Poiché l’Inps ha spiegato, numeri alla mano, che nei primi 6 mesi dell’anno il ‘tiraggio’ della Cassa integrazione rispetto alle ore ‘autorizzate’ è stato solo del 42%, con quei risparmi si può continuare a garantire le tutele a chi corre il rischio di perdere il lavoro. Una raccomandazione al Governo: non interrompere Cig e blocco dei licenziamenti di botto a fine anno; l’uscita dall’emergenza e dalla necessità di essere tutelati deve essere graduale, in sintonia con la ripresa produttiva. Altrimenti c’è il rischio di una rivolta sociale”, conclude Damiamo.