La campagna 2020 delle uve da tavola italiane è caratterizzata da un’offerta connotata da un buon profilo qualitativo. In termini di quantità, la produzione risulta nella media degli ultimi anni, in quanto il calo di resa per ettaro registrato in alcuni areali, a causa di un andamento climatico non ottimale, è stato compensato dall’entrata in produzione di nuovi impianti. Anno dopo anno, l’offerta italiana si arricchisce di uve senza semi, infatti stanno aumentando sia gli ettari investiti, sia le varietà in produzione. Lo rende noto l’Ismea. Per quanto riguarda il mercato, la fase all’origine ha vissuto finora momenti differenti con prezzi altalenanti e non sempre giudicati soddisfacenti dai produttori, soprattutto in quelle situazioni caratterizzate da un livello di resa per ettaro medio-basso. Nella fase al dettaglio, invece, le vendite sono procedute regolarmente agevolate da un profilo qualitativo buono e da un prezzo che – quest’anno – risulta particolarmente concorrenziale rispetto alle altre specie di frutta estiva, in particolare a pesche e nettarine, che spuntano prezzi alti a causa della scarsità dell’offerta. Per quanto concerne gli scambi con l’estero, si segnala un ottimo esordio della campagna di esportazione, non tanto dal punto di vista dei prezzi, in media al di sotto del 5,5% rispetto al primo semestre 2019, quanto per i quantitativi esportati che risultano in aumento del 35%. Le importazioni di uve di contro stagione e di primizie sono state in linea con quelle dell’ultimo triennio. Negli ultimi anni le statistiche relative alle superfici investite a uve da tavola in Italia si sono assestate intorno ai 46mila ettari.