Una riforma fiscale per la ripartenza delle imprese italiane dopo lo shock del coronavirus. È il tema che è stato al centro di un dibattito organizzato dalla Luiss Business School in un webinar dedicato a semplificazione fiscale, trasparenza e nuove opportunità per il paese. Un confronto introdotto dal presidente della business school Luigi Abete, sostenendo l’opportunità di usare il fisco come leva della politica economica per attrarre gli investimenti. “C’è l’esigenza di fondo – ha detto il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini – di rendere il sistema italiano più attrattivo dal punto di vista della fiscalità delle imprese. Il fisco può rappresentare un freno, basti pensare che il sistema tributario italiano è composto da circa 800 leggi. Ci sono varie possibilità per usare il fisco come leva anche nella politica economica del paese: è una cosa complicata da realizzare, ma l’importante è che non sia un freno”. Per migliorare il sistema fiscale, ha spiegato Ruffini, “l’istituto della ‘cooperative compliance’ potrebbe essere ampliato riducendo la soglia di accesso e prevedendo una soglia diversa caso per caso. Oppure diversificarla in base al territorio in cui viene svolta l’attività imprenditoriale”. Per il regime del Patent box poi “si può immaginare di prevedere condizioni più semplici per l’imprenditore, senza ricorrere a meccanismi che fisiologicamente possono creare errori”. “Il fisco – ha sottolineato il presidente di Assonime, Innocenzo Cipolletta – serve innanzitutto a raccogliere le risorse per il settore pubblico, in modo che dia buoni servizi a cittadini e imprese. Non mi pongo il problema di abbassare le tasse, il mio obiettivo come presidente di Assonime è chiedere dei buoni servizi e dei buoni investimenti. La stabilità del sistema legislativo è fondamentale e bisogna che ci sia un dialogo con il fisco, considerando l’impresa come un soggetto che vuole ottimizzare il funzionamento del sistema fiscale”. “Il ‘reshoring’ – ha aggiunto il direttore della Luiss Business School, Paolo Boccardelli – è un’esigenza sentita in tutti i paesi e da tutte le imprese, per accorciare le catene produttive e avvicinare la produzione alla domanda. La globalizzazione andrà avanti ma con logiche diverse, con una più forte presenza delle economie regionali. Noi dobbiamo competere per attrarre investimenti e cercare di mantenere le attività manifatturiere già presenti in Italia. L’attrattività del sistema fiscale è un tema fondamentale ed è un’urgenza immediata, per rendere il nostro sistema competitivo”.