Un appello politico, non una mozione che potrebbe essere una mina per il governo. Un invito a cambiare il Dpcm, a vararne un altro, “altrimenti – spiega un ‘big’ di Italia viva – Conte e il Pd si assumeranno la responsabilita’ di fronte al Paese che si sta ribellando”. Gia’ sabato nella riunione tra Conte e i capi delegazione, la ministra Bellanova aveva espresso le perplessita’ sul Dpcm varato poi nella notte, ora e’ Renzi a riaprire lo scontro, a rilanciare la necessita’ di tenere aperti i ristoranti fino alle 22, a ‘sfidare’ Franceschini (“Forse non si e’ ancora compresa la portata della crisi”, ribatte il responsabile dei Beni culturali) sulle chiusure dei luoghi di cultura, a ribadire che la criticita’ riguarda i trasporti, a puntare il dito sull’importanza dei tamponi rapidi, affinche’ si lavori sulle terapie intensive e sul tracciamento. Con Iv che chiede l’audizione del Cts per invocare trasparenza sui dati e l’allargamento del Comitato ad altre figure professionali. Lo strumento per forzare la mano non c’e’ ma non c’e’ alcun timore da parte dei renziani ad affrontare la battaglia sulle misure anti-Covid in maniera trasversale, cosi’ come successo con la costituzione dell’intergruppo parlamentare sul Mes. Ci sono anche le regioni che chiedono cambiamenti al provvedimento. “Il Governo ascolti la protesta civile mentre non e’ tollerabile quella che strumentalizza la rabbia per creare disagio e scontro sociale”, la linea di Bonaccini. La vera preoccupazione nel governo e’ pero’ legata alle proteste di piazza, alla eventualita’ che le manifestazioni si trasformino in una vera ribellione. Per questo motivo il presidente del Consiglio Conte ha aperto la fase dell’ascolto con le categorie e domani vedra’ le associazioni dei ristoratori per poi presenziare al Cdm che dara’ il via libera ai ristori. Al Viminale l’attenzione e’ massima. Il rischio in Parlamento, invece, e’ che quando Conte si presentera’ al Senato giovedi’ emerga una fotografia ben diversa dall’attuale maggioranza. E che le tensioni si riversino sui lavori parlamentari. Per ora, tuttavia, non si prevedono strappi. “Sara’ la piazza a dare la spallata a Conte”, dicono dal centrodestra. Ma la paura che il disagio sociale sfoci in episodi di intolleranza, magari con la regia di frange estremiste, e’ ben presente anche nella maggioranza e nel governo, anche se nessuno da’ credito ai ‘boatos’ di esecutivi di unita’ nazionale dietro l’angolo. “I conti – dice un ‘big’ del Pd – si faranno piu’ avanti, magari dopo il 24 novembre. Ora dobbiamo remare tutti dalla stessa parte”. Il voto unanime sulla relazione di Zingaretti alla direzione del Pd e’ un segnale che in questo momento e’ vietare soffiare sul fuoco. Anche se le fibrillazioni non mancano, alla vigilia di una legge di bilancio, di provvedimenti economici che serviranno a dare risposte al malcontento, e della partita del ‘Recovery fund’ che di fatto non e’ ancora iniziata.