Tovaglie bianche sistemate a terra e apparecchiate con piatti, bicchieri e posate. E’ quanto inscenato a Napoli da ristoratori, cuochi, camerieri, titolari di bar, pizzerie e pasticcerie in via Santa Lucia, sotto il palazzo della Regione Campania, per protestare contro le disposizioni prevista dall’ultimo Dpcm e i divieti contenuti nelle ultime ordinanze regionali per contrastare l’impennata di contagi da Covid-19. Particolarmente contestata la decisione di chiudere i locali alle 18. Anche nel capoluogo campano l’iniziativa organizzata da Fipe-Confcommercio. Decine i manifestanti che hanno anche preparato uno scontrino fiscale gigante indirizzato al governatore, Vincenzo De Luca, nel quale vi erano segnate una serie di voci: fatturato perso, 1,5 miliardi; stipendi persi, 700 milioni; lavoratori 60 mila; aziende a rischio, 9 mila, per un totale stimato in 7,5 miliardi. I manifestanti hanno anche provato a far arrivare al presidente della Regione un cesto con dei prodotti alimentari, ma la consegna è stata respinta. Gli aderenti alla Fipe-Confcommercio guardano con fiducia alle misure contenute nel decreto Ristori, ma chiedono che vengano “rispettati i tempi e gli impegni assunti dal presidente Conte”. “Ci sono lavoratori – lamentano – che da maggio non ricevono denaro. La cassa integrazione ancora non è arrivata. Così avanti moriremo tutti”.