“Il terzo avviso, inviato al governo da DOMINA e dalle altre parti sociali firmatarie del ccnl sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico, ha l’obiettivo di evitare di ricadere nella identica situazione del lockdown nazionale della scorsa primavera, in un periodo che si preannuncia ugualmente drammatico e difficile per lavoratori e datori di lavoro. E’ una richiesta di misure ad hoc per evitare il collasso di un settore non trattato con la stessa dignità e considerazione di molti altri”. E’ quanto si legge in una nota DOMINA. Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf “per parte lavoratori e DOMINA e Fidaldo, per parte dei datori di lavoro, hanno provveduto a rafforzare le misure erogate attraverso il proprio sistema bilaterale fino alla fine del periodo epidemiologico e garantire un rimborso anche di un’indennità giornaliera in caso di ricovero, di convalescenza, per figli a carico, per il materiale sanitario riabilitativo, per visite mediche domiciliari per Covid-19, oltre a una diaria in caso di provvedimento con sorveglianza attiva o permanenza domiciliare. Ma queste misure non sono sufficienti a scongiurare la crisi del settore”. “Nella prima ondata di Covid-19 – afferma Lorenzo Gasparrini, segretario generale di DOMINA – tutti i datori hanno avuto un sostegno al reddito ad esclusione di quelli del nostro settore. Il lavoro domestico è probabilmente quello più fragile, quello al quale non si applicano le regole valide per gli altri settori. E’ in vigore un blocco pressoché totale dei licenziamenti, per esempio, ma colf e badanti possono essere licenziate”. Gasparrini ricorda quello che è accaduto pochi mesi fa e che rischia di ripetersi: “tra marzo e maggio molti datori hanno sospeso il rapporto di lavoro, ma molti hanno continuato a pagare i lavoratori sostituendosi spesso allo Stato”. Il bonus erogato direttamente ai lavoratori, poi, “è stato concesso solo ai non conviventi e a chi aveva un contratto di più di 25 ore settimanali, creando disuguaglianze tra i lavoratori, perché è stata esclusa a priori una fetta importante della forza lavoro”. Si profila, in questo caso, anche una violazione procedurale dell’applicazione dei diritti equivalenti, sancita dalla Convenzione 189 Ilo sul lavoro domestico. “Chiediamo – continua il segretario generale di DOMINA – che il governo prenda in considerazione il punto di vista datoriale, alle famiglie che non producono reddito sia riconosciuta, in questo periodo emergenziale, la piena deducibilità dei costi del lavoro. Chiediamo un incontro con la ministra Catalfo, al più presto”. Per favorire una progressiva regolarizzazione del settore Gasparrini propone anche di “utilizzare sostegni come il bonus babysitter per premiare il lavoro regolare, legandolo al contratto nazionale e non solo al libretto famiglia”. Sul versante dei lavoratori Luciana Mastrocola, responsabile del lavoro domestico di Filcams Cgil, ribadisce la necessità di un trattamento non discriminatorio nei confronti del settore ed elenca i temi sui quali occorre intervenire per ridurre la fragilità del comparto, indipendentemente dal periodo di emergenza: “serve intervenire non solo sulle tutele per malattia o maternità, ma anche sul diritto all’assistenza, ai congedi parentali e sugli aspetti previdenziali, importantissimi per incentivare la regolarizzazione anche di quei lavoratori non comunitari che non hanno un progetto migratorio di grande durata””. Tornando al presente, Mastrocola critica apertamente i recenti provvedimenti nazionali: “Il decreto Cura Italia ha escluso espressamente il lavoro domestico, nel decreto Ristori non c’è nulla per il settore. La misura del bonus di 500 euro in due tranche, poi, ha danneggiato più o meno la metà dei lavoratori, che non hanno nemmeno avuto il diritto di chiedere il sussidio”. Se ritornassero le misure restrittive del lockdown, “chiediamo al governo di ripensare alle misure di compensazione del reddito non percepito: la cassa integrazione in deroga, secondo noi, è lo strumento giusto”, conclude la sindacalista.