Dopo Standard and Poor’s global rating e Drbrs, anche Moody’s lascia invariato il rating dell’Italia a Baa3, ad un solo notch dal segmento high yield o anche junk, con outlook stabile.
L’agenzia spiega che “l’aumento dei tassi di contagi recentemente registrato potrebbe ritardare la ripresa nel 2021, ma la politica monetaria di sostegno della Bce (ricostruisce l’agenzia Agi sul suo sito web) e i fondi per la ripresa dell’Ue forniranno un importante sostegno all’economia nei prossimi anni”.
L’Italia, afferma Moody’s, “sarà uno dei principali beneficiari del Next Generation Eu (il Recovery fund, ndr) e beneficera’ anche degli altri pacchetti di sostegno dell’Ue. In totale, l’Italia ricevera’ l’equivalente di circa il 13,2% del Pil previsto da Moody’s per il 2021, e la maggior parte dei fondi sarà probabilmente erogata nel periodo 2022-2024. Si tratta di somme significative che andranno a sostenere l’investimento pubblico italiano – che è stato quasi costantemente in calo nell’ultimo decennio – e la crescita economica nei prossimi anni. Tuttavia, se da un lato i fondi Ue dovrebbero contribuire a compensare la perdita di produzione economica dovuta alla pandemia, dall’altro faranno poco per migliorare in modo duraturo la modesta crescita dell’Italia, se non saranno accompagnati da riforme economiche strutturali che affrontino gli ostacoli alla debole crescita della produttività”.
L’agenzia di rating vede un ritorno alla crescita nel primo semestre del prossimo anno, anche se resta l’incognita pandemia. “Mentre la crescita rimarra’ una sfida a medio termine, l’economia italiana dovrebbe riprendersi dalla profonda contrazione indotta dalla pandemia nel primo semestre dell’anno”, prosegue.
Infine Moody’s evidenzia che “l’onere del debito dell’Italia è in forte aumento quest’anno e rimarrà molto elevato per molti anni, cosa che rappresenta un importante vincolo per il rating”. Tuttavia, Moody’s si aspetta che “la ripresa della crescita combinata con il carattere temporaneo di molte delle misure di emergenza di quest’anno permetterà al deficit di bilancio di diminuire nei prossimi anni e sosterrà una graduale riduzione del rapporto debito pubblico/Pil“.