“Sul metodo, il governo ha finalmente capito che i sussidi non devono essere gestiti da enti pubblici che gia’ stentano nei loro compiti ordinari. Quanto al merito, e’ evidente che, per quanto le risorse stanziate siano state di alcuni miliardi, non sono sufficienti a evitare chiusure e fallimenti a catena. Servivano abbuoni fiscali immediati e sostanziosi, non la proroga dei pagamenti di mese in mese”. Cosi’ il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un’intervista su Qn, in cui fa presente che servono “investimenti e non sussidi”. “Sono stati persi molti mesi senza porre in atto quel che Confindustria aveva chiesto fin da aprile – dice Bonomi – poter disporre di dati scomposti per microterritori, ricerche sui focolai volte a perfezionare la diagnostica locale, e tracciamento dei contagiati, procedere nelle aziende ai tamponi, rafforzamento del trasporto locale”. E “il risultato si e’ visto nelle ultime settimane. Con continui rimpalli tra governo e regioni. Tutto cio’ alimenta sfiducia, anche proteste di piazza. E aggrava la perdita di Pil nel 2020, con evidenti rischi di trascinamento sul 2021”. “Da settimane – osserva Bonomi – l’uso del Recovery fund e’ sparito dai radar, il governo travolto dall’emergenza non ne parla piu’. La bozza di legge di Bilancio 2021 resta improntata a sole misure di emergenza. Siamo molto preoccupati. Le risorse del Recovery fund devono avere una destinazione concentrata. Serve un potenziamento permanente di tutte le forme di incentivo agli investimenti privati”, da Industria 4.0 a incentivi al trasferimento tecnologico, “il futuro si costruisce con gli investimenti, non con i sussidi”. Per sfruttare “in pieno la maxiote finanziaria a disposizione dell’Italia, serve innanzitutto una riforma drastica delle procedure della Pubblica amministrazione”. “Nessun altro Paese avanzato ha adottato il blocco dei licenziamenti – avverte – servono al piu’ presto nuovi ammortizzatori sociali basati sull’occupabilita’, con formazione e ricollocazione. E’ anche per questo che nei contratti vogliamo potenziare l’assegno di ricollocazione”; poi “dal reddito di cittadinanza bisogna levare le politiche attive del lavoro, che sono tutt’altra cosa”, con la proposta di “un sistema basato sull’accreditamento di agenzie private del lavoro”. Quanto alla riforma fiscale “il problema essenziale italiano e’ il cuneo fiscale da record che grava su noi imprese. Una riforma organica del fisco non puo’ dunque occuparsi solo dell’Irpef. Il governo non puo’, su una materia cosi’ delicata, fare scelte unilaterali”.