L’economia italiana va incontro a una nuova, brusca, frenata a fine anno. A tratteggiare un quadro a tinte fosche è la la Congiuntura Flash di novembre diffusa del Centro Studi di Confindustria, secondo cui l’Italia rischia “una nuova caduta” frutto di una “seconda recessione” per fine 2020, con un Pil nel quarto trimestre atteso “di nuovo in calo”. Inoltre, secondo il Csc, “peggiorano i servizi” e anche l’industria vede una “risalita stoppata”. “La domanda interna è fragile – aggiungono quindi gli economisti di Confindustria – l’occupazione si è già fermata, e le imprese hanno più debito è fragile”. Nella fotografia scattata dal Csc c’è spazio anche per l’export, che era in risalita, ma a causa della seconda ondata di pandemia, è adesso nuovamente a rischio tanto che “è previsto un nuovo stop a fine 2020” per gli scambi del commercio mondiale. Lo scenario appare condiviso dal direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, che nel corso dell’audizione alle Commissioni Bilancio congiunta sulla legge di Bilancio, vede all’orizzonte ancora “una sfida estremamente difficile, in cui i margini di incertezza sui tempi della ripresa sono elevati ed è difficile prevedere quanti e quali effetti di lungo periodo l’emergenza sanitaria e la crisi economica avranno sulle scelte di consumo e di investimento”. Nel parlare di un’Italia a rischio di “nuova caduta”, il Csc sottolinea che “le recenti misure restrittive per arginare l’epidemia inducono a stimare che nel 4/o trimestre si avrà di nuovo un Pil in calo”. L’impatto sull’economia italiana, spiega, “dovrebbe essere contenuto rispetto al crollo nel 1/o e 2/o (-17,8%), dato che molti settori produttivi restano aperti”. L’attesa nuova contrazione del Pil negli ultimi tre mesi del 2020 “avviene subito dopo il forte rimbalzo nel 3/o trimestre (+16,1%), che aveva riportato l’attività al -4,5% dai livelli pre-Covid”. In questo scenario peggiorano i servizi. Il PMI (Purchasing Managers Index), infatti, “segnala un ulteriore arretramento già in ottobre (46,7 da 48,8), con domanda indebolita. Dopo il recupero parziale del settore turistico fino ad agosto, a fine anno in vari segmenti le perdite saranno ancora vicine al 70% (stime Federturismo)”. Nell’industria, viceversa, “il PMI in ottobre (53,8) ha fornito ancora segnali positivi”. “Tuttavia – spiega la nota -, la produzione già a settembre-ottobre ha visto interrompersi il suo rapido recupero, sui livelli pre-Covid: ciò potrebbe preludere a una nuova, moderata, caduta nel 4/o trimestre”. Il Csc delinea un quadro in cui “la domanda interna è fragile, l’occupazione si è già fermata, e le imprese hanno più debito per la liquidità”. “Gli indicatori – spiega – segnalano fino a ottobre una tenuta, dopo il rimbalzo nei mesi estivi. Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo sono risaliti a -28,3 (-34,4 nel 3/o trimestre), quelli dei produttori di beni strumentali a -31,4 (da -42,8). La fiducia delle famiglie però diminuisce, con forte calo delle attese sull’economia: ciò alimenta la propensione al risparmio”. Sul fronte dell’occupazione scatta l’allarme: si è di nuovo appiattita a settembre, dopo la risalita temporanea a luglio-agosto. “La disoccupazione sembra ripuntare verso il basso, come a marzo-aprile, per la contrazione della forza lavoro. Il 4/o trimestre anche per l’occupazione si preannuncia in negativo”. A settembre, prosegue il Csc, “la dinamica del credito alle imprese ha accelerato ulteriormente (+6,8% annuo, da -1,0% a gennaio), per sopperire alla carenza di liquidità. I prestiti con garanzie pubbliche hanno superato i 110 miliardi a novembre (dati Task Force). Ciò peserà sul debito bancario (da 16,5% a 18,9% del passivo, stime CSC) e sugli oneri finanziari, riducendo le risorse per investimenti”. Infine l’export “in risalita”, con un recupero che “ha riguardato tutti i principali tipi di beni e, con ritmi diversi, i maggiori mercati”.