Nessuna convocazione ancora dal governo per Fim, Fiom e Uilm – benche’ i tre segretari generali l’abbiano espressamente richiesta – mentre sta per avviarsi la settimana nella quale Invitalia e ArcelorMittal dovrebbero chiudere l’accordo sul riassetto societario. In ambienti sindacali si ipotizza che potrebbe arrivare tra meta’ e fine della prossima settimana, mentre martedi’ i segretari generali delle tre sigle metalmeccaniche incontreranno in video call l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli – e’ l’incontro che avrebbe dovuto tenersi qualche giorno fa, poi rinviato – mentre il 25 novembre ci saranno due ore di sciopero in tutto il gruppo. Per Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl Taranto, “e’ una vertenza molto complicata, ancora senza una fine, e speriamo che questa volta ci sia una fine che possa essere positiva. Purtroppo, pero’, continuiamo ad assistere, in particolare modo dal Governo e dall’azienda, al fatto che non c’e’ ancora la chiarezza che noi auspichiamo. Ci sono ancora molti, ma molti nodi da sciogliere e criticita’ da risolvere”. “E’ positivo l’ingresso dello Stato nella governance, questo sicuramente costituisce una base per poter partire e allo Stato chiediamo che sia garante dei lavoratori che sono negli stabilimenti del gruppo”, aggiunge Prisciano. “Abbiamo fatto – spiega il segretario Fim – delle proposte, col coordinamento nazionale, e mercoledi’ prossimo noi avremo questa giornata di mobilitazione che vedra’ i lavoratori partecipare con due ore di sciopero per turno. Ci saranno collegamenti con gli stabilimenti di tutto il gruppo oltreche’ una conferenza stampa in modalita’ streaming dei segretari generali. Le questioni aperte sono le manutenzioni che mancano, la cassa integrazione con massimali molto bassi con i lavoratori che non riescono ad arrivare a fine mese e percio’ al Governo chiediamo una integrazione per questi lavoratori, l’appalto, la sicurezza, il piano industriale e quello ambientale, la condizione dei lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria e il rifinanziamento della loro cassa integrazione e dell’integrazione che percepiscono”. “Vogliamo capire bene – conclude Prisciano – come si arriva alla salvaguardia dei 10700 occupati nell’applicazione di un piano industriale e di un piano ambientale che noi ancora non conosciamo. Disponibili alle innovazioni, ma ci devono far capire come ci si arriva”.