Ecommerce versus negozi tradizionali, clic sul prodotto in mostra sui siti, carrello virtuale e carta di credito alla mano contro la cosiddetta “shopping experience”, quella che permette di annusare, toccare e soprattutto provare abiti, scarpe e borse prima dell’acquisto, addirittura consigliati da commessi in carne e ossa. Nella guerra ideologica dello shopping si e’ aperto un nuovo fronte, con la Confesercenti che ha chiesto al premier Conte di posticipare ai primi di dicembre la data del Black Friday, sull’esempio di quanto e’ appena avvenuto in Francia, per permettere al commercio tradizionale, in vista delle possibili riaperture nella zona rossa ipotizzate dal prossimo dpcm, di non doversi accontentare delle briciole avanzate dallo strapotere e dalla partenza anticipata dell’ecommerce che, oltre ad aver impennato il fatturato del 30 per cento circa dall’inizio dell’emergenza coronavirus, si mangera’, prevede il Codacons, una buona fetta degli oltre 2,5 miliardi di euro che si stima verranno spesi in Italia durante il Black Friday, con un regalo di Natale su tre acquistato durante la superpromozione e quindi, in assenza di gran parte della concorrenza, soprattutto sulle piattaforme che il dono natalizio lo recapitano pure a casa, evitando gli sconsigliati spostamenti. Ma la questione e’ piu’ complicata di quanto sembra: un po’ perche’ i buoi sono gia’ scappati dalla stalla con il via al Black Friday, tradizionalmente fissato nell’ultimo venerdi’ di novembre, quest’anno anticipato da Amazon e anche da negozi e centri commerciali, un po’ perche’ Amazon Italia ha appena sottolineato che nel 2019 oltre la meta’ di tutte le vendite annuali sulla piattaforma avevano come soggetti le piccole medie imprese italiane e che quindi la vera sfida non consiste nel limitare le piattaforme, ma semmai nell’invitarle a mettere sempre piu’ a disposizione dei negozianti servizi e formazione in tema ecommerce.