“Ultimamente, durante lo smart working, abbiamo monitorato e visto che l’utilizzo di strumenti in connessione remota ha chiaramente amplificato i rischi di violazione dei sistemi. Parlo di cose a cui si fa poca attenzione, come le connessioni wi-fi poco protette, i dispositivi rimovibili, come le chiavette Usb o gli hard disk, che possono rappresentare un grande vettore di malware. Inoltre, penso alla necessità di condividere informazioni e documenti attraverso servizi gratuiti in cloud, oppure all’utilizzo di strumenti personali, come il proprio pc, senza che questo sia dotato di smart authentication o di certificati. Tutte queste sono chiaramente delle minacce che possono minare il sistema complessivo, allargando il perimetro e potendo rappresentare dei punti d’ingresso”. Lo ha detto Dario Pagani, responsabile Information technology di Eni spa, audito dalla commissione Difesa del Senato sui profili della sicurezza cibernetica attinenti alla difesa nazionale.