La riforma del Mes supera il voto del Parlamento raggiungendo comunque la maggioranza semplice ma svela, nei numeri, le crepe nelle forze di maggioranza. Quelle piu’ profonde sono nel Movimento 5 stelle e piu’ numerose alla Camera, ma ci sono anche i non voti che qualcuno considera strategici, mettendo sotto la lente d’ingrandimento i gruppi azzurri. A Montecitorio i tabulati evidenziano il ‘no’ di 13 deputati 5 Stelle: in dissenso con il resto del gruppo, hanno votato contro la risoluzione della maggioranza che benedice la riforma, pur considerandola incompleta, e incarica il premier Conte ad andare a trattare in Europa. Altri 9 non hanno partecipato al voto. La conta emerge dal voto scorporato della mozione, cioe’ quella parte del documento che impegna il governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo” sulla riforma del fondo europeo salva Stati. Il testo viene votato per parti separate su richiesta del deputato Gianluca Rospi, ex 5S ora al Misto, fermando cosi’ la maggioranza alla soglia di 297 si’, 256 no e 7 astenuti. Agli atti restano pure le assenze di Forza Italia: 16 i deputati che non hanno votato – in testa Renato Brunetta e Renata Polverini – ma il partito di Berlusconi ridimensiona, spiegando che le altre 14 assenze non sono per ragioni politiche e sono anche giustificate. Assenze e dissensi pure al Senato, dove la maggioranza chiude la votazione decisiva sotto la soglia fatidica dei 161, cioe’ a quota 156 contro 129 no e 4 astenuti. Nel Movimento 9 non partecipano al voto (di cui 4 considerati assenti giustificati ) mentre 2 votano contro. Sono Bianca Laura Granato e Mattia Crucioli. Mancano all’appello pure i forzisti: non votano 9 senatori, tutti della componente di Udc oltre a nomi come Andrea Cangini che ha annunciato in aula la sua decisione. Unico gruppo presente al 100% quello di italia viva: in aula 18 senatori su 18. Contro la mozione ha votato il centrodestra quasi compatto (tranne ovviamente le eccezioni dei non partecipanti al voto), i due del 5S e 8 del gruppo Misto.