Firmato l’accordo per l’ingresso dello Stato in ArcelorMittal. La notizia della firma è arrivata intorno alle 22.30 dopo una giornata vissuta sul filo dell’attesa tra telefonate e call che si sono incrociate. “Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e il ministro dell’Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, esprimono soddisfazione per la firma dell’accordo di co-investimento tra Invitalia e Arcelor Mittal per l’ex Ilva”, si legge nel comunicato congiunto in cui si specifica che “l’accordo prevede un significativo impegno finanziario da parte dello Stato italiano e rappresenta un passo importante verso la decarbonizzazione dell’impianto di Taranto attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti”.
L’intesa, che prevede l’ingresso dello Stato, tramite Invitalia, e successivamente, dal 2022, il controllo pubblico dell’azienda, oltre alla ristrutturazione integrale dell’impianto e alla scrupolosa attuazione del piano ambientale garantirà a regime il mantenimento dei livelli occupazionali.
La svolta ambientale
“Un’attenzione straordinaria – prosegue il comunicato – verrà posta sul tema delle manutenzioni e della sicurezza dell’impianto. È prevista la creazione di una nuova linea di produzione esterna al perimetro aziendale (Dri) e di un forno elettrico interno allo stabilimento che a regime potrà realizzare 2,6 milioni di tonnellate annue di prodotto.
Circa un terzo della produzione di acciaio – si sottolinea – avverrà con emissioni ridotte, grazie all’utilizzo del forno elettrico e di una tecnologia d’avanguardia, il cosiddetto ‘preridotto’, in coerenza con le linee guida del Next Generation Ue”.
“La riduzione dell’inquinamento realizzabile con questa tecnologia – si precisa – è infatti del 93% a regime per l’ossido di zolfo, del 90% per la diossina, del 78% per le polveri sottili e per la CO2. Oltre all’accordo di co-investimento per la gestione dell’ex Ilva è infatti prevista la costituzione di una nuova società a capitale pubblico dedicata allo sviluppo di questa nuova tecnologia”.
“Consapevole delle questioni sollevate, anche in questi giorni, dalle comunità locali, il governo – si conclude – accoglie la richiesta avanzata dalla Regione Puglia, dal Comune di Taranto e dalle altre rappresentanze territoriali per l’apertura di un tavolo di confronto per accompagnare, monitorare e accelerare la transizione verso le nuove produzioni verdi e per condividere gli interventi per il risanamento ambientale e il rilancio economico della città e del territorio tarantini”.
L’aumento di capitale
Proprio oggi l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, è stata a Taranto, nello stabilimento siderurgico. Con l’accordo, Invitalia entra in ArcelorMittal e acquisisce il 50 per cento, operazione che sarà formalizzata a febbraio prossimo con un aumento di capitale. Invitalia verserà 400 milioni. Poi a giugno 2022 salirà al 60 per cento e ArcelorMittal si attesterà al 40. In questa seconda fase la società che fa capo al Mef erogherà 700 milioni circa.
La governance dell’azienda sarà condivisa, ci saranno tre consiglieri a testa nel cda. All’inizio, lo Stato esprimerà il presidente della società e ArcelorMittal l’amministratore delegato. Con Invitalia al 60 per cento, i ruoli si invertiranno: presidente al partner privato, amministratore delegato allo Stato. Il coinvestimento dello Stato in ArcelorMittal è stato già previsto nell’accordo che a marzo, al Tribunale di Milano, avevano raggiunto con i legali ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria, che ha ha proprietà degli impianti dati in fitto a Mittal.
Il nuovo piano, sul quale ora dovrà aprirsi la trattativa di merito col sindacato, che già la sollecita con evidenza, prevede 8 milioni di tonnellate di produzione di acciaio entro il 2025, anno conclusivo del piano industriale. Nello stesso anno, l’occupazione dovrebbe tornare ai 10.700 dipendenti al lavoro, mentre negli anni precedenti il 2025 ci sarà una lunga cassa integrazione che parte già con 3mila addetti nel prossimo anno.
Il mix produttivo della società prevede altoforno tradizionale – sarà ricostruito l’altoforno 5 – ma anche forno elettrico, che per lo stabilimento di Taranto è una novità. Previsti investimenti per 2,1 miliardi. Ci sarà un impianto di preridotto per alimentare il forno elettrico. Ci sarà inoltre, stando al progetto annunciato nei giorni scorsi da Invitalia ai sindacati, presente il governo, un deciso taglio alle diverse emissioni inquinanti. Infine, andrà recuperato e ricostruito un rapporto con le istituzioni locali di Taranto, a partire dal Comune, adesso più che mai in rotta di collisione – per ragioni ambientali e non solo come il mancato coinvolgimento – sia con ArcelorMittal Italia che col piano approvato dal governo.