Fim-Fiom-Uilm, ora l’accordo sindacale. Patuanelli, e’ centrale
Parte il tavolo sull’ex Ilva tra il governo e l’azienda con i sindacati. Dopo la firma dell’accordo di investimento tra ArcelorMittal e Invitalia del 10 dicembre scorso. Che apre le porte all’ingresso della societa’ del Mef inizialmente al 50% (per poi salire al 60% nel 2022) nel polo siderurgico. L’obiettivo del confronto, che proseguira’ a gennaio, quando e’ attesa l’autorizzazione da parte dell’antitrust europeo all’operazione, e’ arrivare ad un nuovo accordo con i sindacati che, insistono le stesse sigle dei metalmeccanici, dia garanzie sulla piena occupazione. Per i dipendenti di ArcelorMittal ma anche per i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, che acceleri gli investimenti e la produzione insieme alla sostenibilita’ ambientale.
L’accordo sindacale e’ “centrale e il suo percorso inizia oggi”, rimarca il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, nel corso dell’incontro in videoconferenza avviato con Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, insieme ai ministri dell’Economia Roberto Gualtieri, del Lavoro Nunzia Catalfo e del Sud Giuseppe Provenzano, specificando che ci saranno altri incontri tecnici per approfondire il piano industriale. Il ministro ribadisce come “grazie al lavoro di tutti” si dia “una prospettiva a Taranto”.
L’autorizzazione dell’antitrust Ue e’ attesa per gennaio prossimo e dovrebbe arrivare “senza particolari difficolta’”, afferma l’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri. L’accordo del 10 dicembre prevede il completo assorbimento, nell’arco del piano, quindi al 2025, dei 10.700 lavoratori e una produzione per 8 milioni di tonnellate, salendo a 5 milioni gia’ nel 2021. E puntando a trasformare l’ex Ilva di Taranto nel piu’ grande impianto di produzione di acciaio green in Europa.
I sindacati insistono anche sulla necessita’ di “rimettere nel perimetro” i 1.700 lavoratori in Ilva in As. Come rimarca il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia. Cosi’ come di fornire garanzie di reddito per chi sara’ in cig, “evitando che si resti 5 anni in cassa integrazione”. “I temi dell’innovazione, degli investimenti, della sostenibilita’ ambientale e delle ricadute occupazionali sono per noi tutti aperti e devono essere affrontati in un negoziato di cui nelle prossime ore si definira’ l’agenda degli incontri di gennaio”. Affermano la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, ed il segretario nazionale e responsabile siderurgia, Gianni Venturi, esprimendo preoccupazione per l’allungamento dei tempi:
“L’accordo del 2018 stabiliva il riassorbimento da subito di 10.700 lavoratori e il vincolo occupazionale per i 1.700 lavoratori in As”. Da gennaio “e’ importante che tecnicamente il confronto entri nel merito, per rendere gli investimenti concreti e il recupero dell’occupazione piu’ immediato”, insiste Benaglia. L’accordo sull’ex Ilva “sara’ forse l’ultima chance per poter raggiungere l’obiettivo del risananamento ambientale per Taranto. Per garantire il livello produttivo necessario e per salvaguardare la piena occupazione”. Afferma anche il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella: “Riteniamo eccessivamente lungo un piano industriale che si sviluppa nei prossimi cinque anni”. E sulla questione dell’integrazione del 10% della cigs per i lavoratori di Ilva in As fino alla ricollocazione “la ministra Catalfo – riferisce. Ci ha rassicurati che garantira’ l’integrazione della cigs col decreto Ristori”.