di Rosa Sica
Negative soprattutto sulle piccole e medie imprese, che rischiano di perdere oltre il 10% dei posti di lavoro: una percentuale che sale al 14% se si guarda ai lavoratori autonomi. È il quadro disegnato dal Secondo Rapporto di monitoraggio sulla crisi da Covid-19, elaborato nella prima metà del mese di dicembre, a distanza di due mesi dalla precedente rilevazione, dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su un campione di oltre 3mila iscritti all’Ordine, che dall’inizio dell’emergenza stanno assistendo PMI e lavoratori nelle loro attività.
Per il 69,2% degli intervistati, le piccole e medie imprese torneranno solo nel 2022 ai livelli di fatturato pre-crisi. Secondo la ricerca, il grosso delle perdite si registrerà nel settore degli alloggi e della ristorazione, che secondo la metà degli intervistati (49,3%) subirà una riduzione degli organici aziendali superiore al 15% mentre per il 26,7% compresa tra il 10% e 15%, seguito, a distanza, dal commercio, con organici previsti in fortissima (più del 15%) e forte (tra 10% e 15%) riduzione rispettivamente dal 25,9% e 29,2% degli intervistati e infine i servizi ricreativi, culturali e sportivi, per cui le previsioni oscillano tra la fortissima (27,7%) e forte (25,4%) contrazione.
“Accanto a questi problemi e alle previsioni strutturali, ci sono poi da considerare le difficoltà di gestione delle risorse umane causate dalla pandemia e dal ricorso agli strumenti di integrazione salariale”, ha dichiarato il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Le criticità legate all’eccezionalità della fase economica e sanitaria, derivanti dal clima di incertezza, dalla difficoltà di programmazione, dalla gestione del lavoro a distanza, dallo stress dei lavoratori, finiscono per affossare le organizzazioni e, assieme ad esse, il clima e la qualità di lavoro”, ha aggiunto.