“I partiti hanno esplicitato le loro richieste sul Recovery Plan e questo non può essere vissuto come un intralcio”. Ora però Conte e il governo “hanno il dovere di fare una sintesi da sottoporre al Parlamento. È la più grande occasione da decenni e va discussa con i sindacati, le imprese, le associazioni, le reti di cittadinanza”.
Lo afferma il ministro del Sud e della coesione territoriale Giuseppe Provenzano, in una intervista a Repubblica in cui evidenzia che “c’è una domanda di sicurezza sociale a cui, nella prima fase della pandemia. Abbiamo risposto con misure restrittive e aiuti diffusi. Ora però questa angoscia riguarda il futuro, il lavoro, la tenuta dei servizi, le scadenze fiscali dei giovani a partita Iva. La risposta è creare lavoro buono e rafforzare i beni pubblici. Per questo nel Recovery fund bisogna aumentare la quota degli investimenti e ridurre quella degli incentivi”.
Meno soldi alle imprese? “Dopo aver varato la fiscalità di vantaggio al Sud non posso essere accusato di insensibilità alle esigenze delle imprese. Dico però che se concentriamo troppe risorse su misure come Transizione 4.0 senza introdurre vincoli precisi, in particolare sull’occupazione e sull’innovazione. Rischiamo di consolidare l’esistente invece di favorire chi innova davvero e crea valore e lavoro”. Su cos’altro bisogna investire? “Mettere in sicurezza il territorio con la tecnologia, puntare sulla sanità, la scuola, l’istruzione, i nidi significa non solo perseguire l’equità, ma anche lo sviluppo perché scommettiamo sull’intelligenza dei giovani e liberiamo il potenziale delle donne, specie meridionali.
Con React Eu abbiamo appena deciso di allargare l’accesso gratuito all’università, una misura che ci ha consentito quest’armo di invertire per la prima volta tendenza aumentando le iscrizioni, del 7,5 per cento al Sud. Ma quello che serve, oltre agli investimenti, sono le buone riforme. A partire da quella del lavoro. Il Jobs Act guardava agli anni ’90, noi abbiamo bisogno di uno Statuto dei lavoratori al tempo dell’algoritmo: con il diritto alla disconnessione, alla formazione continua, alla parità salariale a parità di funzioni svolte, tra generi e tra generazioni”.
Inoltre “serve una riforma degli ammortizzatori sociali, non basta il reddito di cittadinanza: uno strumento utile per la lotta alla povertà. Inadeguato sul fronte del lavoro. La sfida è tenere insieme tutele universali che guardino á tutte le forme di lavoro, anche precario, e nuove politiche attive, che peraltro finanziamo con diversi miliardi. L’ho detto alla ministra Catalfo: l’attuale vertice dell’Anpal andrebbe rimosso”. E conclude: “La strada è un chiarimento in tempi brevi perché il Paese non può restare in balia di veti e rinvii. Tutti hanno pari dignità anche i partiti del 2%. Dire ‘o fai come dico io o stacco la spina’ mette in crisi però non solo questo governo, ma ogni governo possibile in futuro e getta il Paese in un’instabilità che non si pub permettere. È il tempo del riscatto, non del ricatto”.