Una societa’ su tre delle italiane quotate in borsa teme il Covid e lo ha gia’ inserito tra i possibili rischi gia’ nel bilancio presentato quest’anno. Il coronavirus entra’ cosi’ tra i primi 10 pericoli del report “Risk Ready” che il gruppo assicurativo Marsh presenta a gennaio e del quale l’amministratore delegato della consociata italiana, Andrea Bono,fornisce una anticipazione all’ANSA. Il report non e’ un sondaggio ma e’ basato su quanto 336 societa’ quotate italiane hanno inserito ‘nero su bianco’ nei bilanci approvati quest’anno. Al primo posto vengono indicati i rischi finanziari (‘credito-liquidita’,tasso di cambio e d’interesse’), seguiti dal timore dell'”incertezza”. Si affaccia nella top ten anche il rischio “salute, sicurezza, ambiente” mentre appare sottostimato il tema della cybersicurezza.
“Al contrario della maggior parte degli studi del settore – spiega Bono – il nostro report non si basa su un sondaggio bensi’ su quanto le societa’ hanno scritto nei loro bilanci presentati nel 2020. Pur riguardando i dati del 2019, il bilancio viene stilato a meta’ anno e, dopo la prima ondata, gia’ un terzo delle societa’ ha inserito il Covid come un rischio. Cosi’ il Covid entra prepotentemente nella top ten dei rischi del report collocandosi a meta’ classifica”.
Le prime anticipazioni del Marsh Report “Risk Ready” confermano al primo posto i rischi finanziari. Si tratta di un capitolo ampio che comprende il credito, la liquidita’, i cambi e i tassi di interesse. Uno studio Cerved stima che, tra le societa’ piu’ piccole, una su 5 esposta e’ al pericolo fallimento. A livello mondiale, superando i soli confini nazionali. C’e’ un rischio legato al rapporto debito/pil che e’ pari a 4 volte il Pil del pianeta e ci sono decine di Paesi a rischio default .
Le prime anticipazioni del Marsh Report confermano al primo posto i rischi finanziari. Si tratta di un capitolo ampio che comprende il credito, la liquidita’, i cambi e i tassi di interesse. Una lettura attenta mostra che, tra le societa’ piu’ piccole, una su 5 esposta e’ al pericolo fallimento. A livello mondiale, superando i soli confini nazionali, il valore del rischio legato al credito e’ pari a 4 volte il Pil del pianeta e ci sono anche molti Paesi in piu’ ad avere un rischio default.
“In Italia il governo ha introdotto la moratoria per i crediti – afferma Bono che guidando una societa’ che intermedia anche la copertura assicurativa dei crediti ha uno stretto monitoraggio del settore – Ma bisognera’ vedere quando la moratoria verra’ meno cosa’ accadra’. Ipotizziamo grosse aree di stress”. L’incertezza e’ l’altro rischio dominante, quasi per una societa’ su due del report “Non dimentichiamo che per l’Italia si prevede un pil in calo del 9-10% e nel mondo una contrazione del 4,5%”.
Ma l’impatto del Covid lo si vede anche nel fatto che – dice Bono – “arriva nella top ten un nuovo rischio da gestire”: e’ sintetizzato nella sigla Hse, che significa Health, Safety & Environmental (Salute, Sicurezza, Ambiente). Prima era al 20/mo posto. E’ un capitolo che segnala grandi cambiamenti che, come sempre, se da un lato portano opportunita’, dall’altro sono fronte di stress. Ecco il rischio. “La gestione della salute dei dipendenti, ad esempio, e’ un tema cresciuto molto”, spiega Bono che accende un faro anche su un aspetto di cui poco si parla. “Con il massiccio ricorso alla smart working e i timori di perdita del lavoro salgono i rischi per la salute mentale dei dipendenti – spiega – A soffrire di questi problemi, che comprendono anche ansia e depressione, sono nel mondo circa 700 milioni di lavoratori”.
Con un pizzico di meraviglia, Marsh non trova nella propria top ten italiana uno dei rischi che invece caratterizza il contesto mondiale: la cybersicurity. “Nel report italiano si piazza al 15/mo posto, anche se ora entra nei timori per una societa’ su quattro. Ma il rischio e’ assolutamente maggiore di quello percepito”, analizza Bono. Marsh ha anche realizzato un’indagine sulle societa’ che hanno pubblicamente ammesso di aver avuto attacchi cyber negli ultimi 12 mesi: sono 18 tra le quotate e solo 11 l’hanno inserito tra i rischi. “E’ un ulteriore segnale del fatto che il rischio e’ ancora sottovalutato”, conclude Bono. Del resto il tema campeggia gia’ da anni nelle classifica sulle principali societa’ internazionali, realizzata con interviste dal World Economic Forum.