Confestetica impugna al Tar Dpcm, discrimina estetiste Nei confronti delle attivita’ dei parrucchieri. Il 27/1 l’udienza
Confestetica, associazione maggiormente rappresentativa di categoria. Ha impugnato al Tad i Dpcm anticovid in quanto i nei decreti ci sarebbe una “discriminazione tra parrucchieri ed estetiste”. Il Presidente del Tar del Lazio, e’ detto in una nota, ha gia’ fissato l’udienza cautelare che si discutera’ il 27 gennaio 2020. “Nella quale l’avvocatura dello Stato dovra’ spiegare perche’ in tali Dpcm siano presenti palesi discriminazioni incostituzionali tra parrucchieri ed estetiste.
Con questi ultimi due Dpcm del 3 novembre e del 3 dicembre, infatti, nelle zone rosse, possono rimanere aperti solo i parrucchieri mentre le estetiste sono chiuse. Pur svolgendo gli identici servizi estetici, cosi’ come previsto dalle leggi che regolamentano le due attivita’: Legge 1/1990 art. 1 e 9 e Legge 174/2005 art. 2 comma 7”. Inoltre, le “due attivita’ (parrucchieri ed estetiste) hanno lo stesso identico codice Ateco per classe e categoria (96.02.0), lo stesso Contratto Nazionale di Lavoro e gli stessi protocolli di sicurezza anti-contagio citati negli stessi Dpcm.
Questi decreti vanno anche contro il parere del Comitato Tecnico Scientifico; l’Istituto Superiore di Sanita’ e l’INAIL che non hanno mai considerato l’estetista diversa dal parrucchiere”. “Il rispetto della salute pubblica per Confestetica sta al primo posto, difatti per prima ha consigliato la chiusura fin dall’8 marzo quando ancora tutta Italia non aveva ancora capito la situazione tragica a cui si stava andando incontro.
Ma oggi la situazione e’ diversa, se i parrucchieri sono aperti in zona rossa, nel rispetto della salute pubblica, lo possono essere anche i centri estetici che sono tra l’altro dotati di un protocollo di sicurezza anti-contagio paragonabile a quello di una sala operatoria. Il rapporto tra cliente ed Estetista e’ uno a uno, in cabina e non in un salone e solo su appuntamento”, conclude la nota.