Piu’ nel dettaglio nel solo mese di dicembre, la ristorazione ha pagato il prezzo piu’ alto dovuto all’effetto boomerang delle chiusure nel weekend. L’andamento disastroso a -66,8% l’ha relegata a maglia nera dell’intero comparto retail, mentre l’abbigliamento si e’ fermato a -45%.
Sono state migliori le performance di altro non food al -29,3%, che continua a godere dell’onda lunga delle minori restrizioni dal primo lockdown in poi. A guadagnare dalla chiusura dei centri commerciali in dicembre sono invece state le high street che, in controtendenza rispetto ai mesi precedenti, hanno registrato un calo del -32,2%, migliore del -37,3% di altre localita’. In pratica il consumatore, privato dei luoghi di aggregazione abituali, si e’ rivolto ai centri citta’ per trovare i negozi che di solito frequenta nei centri commerciali e outlet.
E’ invece risultato sempre in grande sofferenza il travel, con -67,2%. Su base annua ha chiuso a -59,7%. Considerando le aree geografiche, e’ stata evidenziata una maggiore omogeneita’ dei trend in tutte le aree. La flessione piu’ marcata e’ stata registrata nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) con -52,5%, seguita dall’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -47,1%, dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -45,9% per finire con l’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che ha chiuso il mese a -43,7%. ‘Con un mese di dicembre a -46,6% – ha detto Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Retail di Confimprese – si chiude l’anno piu’ difficile per il retail non food e ristorazione.
Il totale anno a -38,9%, con punte -46,8% per la ristorazione e -59,7% per il canale travel, preannuncia pesantissimi effetti sui bilanci delle aziende del settore con conseguenti presumibili ricadute su occupazione e investimenti. Le prime indicazioni sui primi 10 giorni di gennaio, con un calo di traffico nei centri commerciali intorno al -50%, non danno segnali di miglioramento nel breve periodo. Sono sempre piu’ necessari e urgenti interventi di supporto al settore con particolare riferimento alla tematica degli affitti che, con cali di fatturato di tale entita’, non possono e non devono rimanere un costo fisso’. L’e-commerce, dopo l’exploit di novembre (+92,6%) e’ rimasto stabile come numeri assoluti rispetto a novembre, ma e’ cresciuto pur sempre del +54,9% rispetto a dicembre di un anno fa.
D’altra parte le iniziative come il cashback sembrano aver funzionato per riportare i consumatori ad acquistare nei negozi fisici. ‘Facciamo il bilancio di un anno molto difficile – ha dichiarato Paolo Lobetti Bodoni, Med business consulting leader di EY – ma considerando dicembre si registra uno scenario diverso rispetto al fisiologico +40% raggiunto usualmente rispetto a novembre: quest’anno le vendite nei negozi fisici sono piu’ che raddoppiate (+110%), mentre le vendite online in valore assoluto sono rimaste simili (+2% vs novembre 2020). Da cio’ possiamo ritenere che il consumatore tornera’ ad acquistare nei negozi fisici, non appena le restrizioni si allenteranno, e che iniziative come il cashback hanno un effetto tangibile nel promuovere le vendite’.