Ancora una volta l’Europa ci riprova e purtroppo il fronte italiano dimostra delle crepe nella difesa del made in Italy e delle nostre eccellenze.
Le multinazionali dell’alimentazione o come va di moda del “food” pressano, anche attraverso la comunità europea, affinchè passi il loro sistema di “controllo” e distribuzione degli alimenti.
Il voler imporre un sistema di alimentazione completamente scollegato con i territori e le loro caratteristiche peculiari è l’obiettivo di queste grandi aziende.
Poter produrre e commercializzare prodotti totalmente scollegati da storia cultura e territorio è il fine ultimo di questa battaglia.
Ci rendiamo conto che queste multinazionali, con l’alleanza dell’Europa, ragionano esclusivamente in termini di business e non tengono assolutamente conto della qualità del prodotto.
Spacciare alcuni prodotti come “migliori” rispetto ai prodotti tipici dei nostri territori solo perchè non contengono zucchero ma poi vengono trattati con dolcificanti chimici secondo il nostro modesto parere non è certamente corretto.
Purtroppo snaturare e distruggere il sistema alimentare italiano, che si è formato nei secoli grazie a condizioni uniche ed irripetibili, sembrerebbe essere l’unico obiettivo di queste multinazionali e dei loro “utili idioti”.
Le sei sorelle del “Big Food mondiale” senza origini e storia, Coca-Cola, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo e Unilever, hanno annunciato che sono disponibili ed interessate ad adottare il modello dell’etichetta a semaforo del nustri-score.
Se passasse questa idea dell’alimentazione, imposta dalle multinazionali, sarebbe la fine del cibo “made in Italy” e quindi la distruzione del nostro sistema di medie e piccole imprese che sono leader nel settore.
Avere un consumatore che ragiona esclusivamente in termini di prodotto/prezzo e di prodotto e contenuti di grassi, zuccheri e calorie sarebbe la fine dell’Italia e del Sud in particolar modo.
Nessuno vuol negare che i formaggi sono dei concentrati di grassi, ma sono delle eccellenze proprio per quel mix di sostanze e di territorio che ne rendono unico il prodotto, basta mangiarne il giusto quantitativo senza eccedere.
Etichettare queste eccellenze come prodotti a rischio salute è voler combattere la concorrenza delle eccellenze italiane semplicemente eliminandole.
Tutti sono consapevoli che un “normale” uso di questi prodotti non solo non arreca alcun danno alla salute di tutti noi, ma sicuramente allieta il palato rendendoci consapevoli delle nostre eccellenti tipicità.
Se dovesse passare il concetto che il cibo è buono se è industriale allora sarà la fine della nostra storia alimentare.
Alcune eccellenze del made in Italy esportate in tutto il mondo, come l’olio d’oliva extra vergine, la pizza, la pasticceria Siciliana, gli insaccati, i formaggi, i vini, non hanno eguali nel mondo, ed eccellono grazie alle caratteristiche e diversità possedute, fondamentali per trasformare un prodotto in qualcosa di unico ed irripetibile.
Con l’imposizione di questo semaforo “nutri-score” che l’Europa vuole imporre, si darà il via alla produzione e commercializzazione del cibo Spazzatura senza alcuna identità, storia e qualità del prodotto stesso e delle materie prime utilizzate.
Già oggi le multinazionali della GDO presenti in Italia ci impongono la loro idea di alimentazione imponendoci i loro prodotti realizzati in stabilimenti ubicati in ogni parte del mondo e senza alcun riconoscimento e controllo della qualità, ma solo della quantità di prodotto realizzato e dell’abbattimento del costo di produzione.
Come Sinalp invitiamo i cittadini, interessati a difendere la nostra identità storica e sociale, soffermandosi, per esempio, nel bancone dei vini di questi supermercati stranieri per assistere alla quasi totale assenza di vini italiani a fronte di una notevolissima presenza di vini provenienti da stati esteri che non hanno alcuna tradizione vinicola.
Basterebbe questa semplicissima analisi per renderci conto di cosa la globalizzazione ci stà imponendo alimentazione compresa.