La propensione all’evasione fiscale fra gli italiani e’ cresciuta negli anni, complice la crisi del 2008 e la precarieta’ lavorativi dei giovani. In uno studio pubblicato sul sito della Banca d’Italia di Giovanni D’Alessio, del servizio studi dell’istituto centrale, si prendono in esame le indagini campionarie svolte fra il 1992 e il 2013 per descrivere un fenomeno “complesso che non puo’ essere spiegato da un singolo fattore” e che, peraltro, e’ considerato un “serissimo problema dal 90%” degli italiani intervistati. Dall’analisi dei dati il paper costruisce un indicatore sintetico di propensione all’evasione, di cui si esamina l’intensita’ nei vari gruppi sociali e l’evoluzione nel tempo. La propensione, spiega lo studio, “e’ maggiore tra le persone con bassi livelli di istruzione e di reddito, anziane e residenti nel Mezzogiorno; e’ cresciuta nel tempo, soprattutto nel Nord e tra i giovani con meno di 30 anni, mentre la piu’ alta propensione registrata per gli autonomi negli anni novanta e’ in gran parte rientrata nel 2013”. Per lo studio ci sono varie giustificazioni fornite per l’evasione: il rischio di dover chiudere l’attivita’ con un pagamento completo delle tasse e che la pressione e’ troppo elevata.. “Nel confronto internazionale, l’Italia e’ in una posizione intermedia per quanto riguarda la disponibilita’ a giustificare comportamenti di evasione; la percezione della diffusione del fenomeno nella societa’ e’ invece superiore alla media”.