I lockdown europei, il balzo dei casi in India e il rallentamento delle aperture in diversi stati americani. Le incognite sulla ripresa mondiale si moltiplicano e spingono il Fondo Monetario Internazionale a rispolverare un piano da 650 miliardi di dollari tramite l’emissione di special drawing rights, la valuta del Fmi. Sul nuovo bazooka il Fondo ha avviato un dibattito informale approfittando dell’appoggio degli Stati Uniti, il maggiore azionista dell’istituto di Washington e l’unico con diritto di veto. Janet Yellen e’ infatti favorevole all’iniziativa perche’ convinta che di fronte a una crisi come quella innescata dalla pandemia serva una risposta globale. Ma la strada non e’ in discesa: il segretario al Tesoro ha assicurato che prima di impegnarsi in via definitiva con il Fondo consultera’ il Congresso, dove l’opposizione e’ forte.
I repubblicani hanno infatti bocciato l’iniziativa sposando la tesi dell’ex ministro del tesoro americano. Steven Mnuchin che in precedenza si era opposto fermamente al piano del Fmi visto come le riserve sarebbero state distribuite a tutti i 190 membri del Fondo in proporzione alle loro quote e questo voleva dire che il 70% dell’emissione sarebbe andato ai paesi del G20 e solo il 3% ai paesi piu’ poveri. “E’ vero che i paesi piu’ ricchi otterranno Sdr”, ma molti si sono gia’ impegnati a “riciclare” i fondi sotto forma di prestiti o concessioni ai paesi a basso reddito, ha spiegato irritata Yellen al senatore conservatore John Kennedy nel corso di un’audizione in Senato. Un’audizione durante la quale il segretario al Tesoro e’ stata incalzata ripetutamente dai repubblicani per la sua eccessiva disponibilita’ con il Fmi a spese dei contribuenti americani, ai quali – hanno detto – il piano del Fmi costera’ 180 miliardi di dollari.
Una tesi che Yellen ha respinto con forza: “non so dove avete preso questi numeri”. Il bazooka a cui il Fmi lavora servirebbe a sostenere l’economia globale, di cui gli Stati Uniti si stanno affermando come motore di crescita. Il pil americano secondo S&P crescera’ quest’anno del 6,5%, una velocita’ decisamente superiore rispetto al 4,2% stimato solo in dicembre, anche se la ripresa del mercato del lavoro resta debole con quasi 10 milioni di americani senza un’occupazione rispetto ai livelli pre-pandemia. In Europa invece sulla ripresa pesa l’incertezza dei lockdown nel mezzo della terza ondata di Covid e mentre il piano di vaccinazioni di massa procede a singhiozzo fra i problemi di forniture.
In Germania l’Ifo ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2021 al +3,7% rispetto al +4,2% di tre mesi fa, stimando in 405 miliardi di dollari il costo della pandemia per il 2020-2022. Un rallentamento della locomotiva tedesca pesa sull’intera Europa, che guarda con speranza e preoccupazione all’estate e alla prossima stagione turistica. Il consiglio europeo di giovedi’ e venerdi’ offre l’occasione ai leader europei di fare il punto sull’economia e soprattutto sui vaccini, elemento chiave per le riaperture e per la ripresa economica. Seguono a distanza gli sviluppi i mercati finanziari e le banche centrali. Le borse si muovono caute di fronte all’incertezza. Le piazze finanziarie europee chiudono contrastate, con Milano che avanza dello 0,39%. Si muove a due velocita’ anche Wall Street, dove il Dow Jones avanza e il Nasdaq cala con i tecnologici ancora sotto pressione nonostante la corsa dei rendimenti dei Treasury si sia fermata.
Una corsa che di recente ha innescato un effetto domino anche in Europa spingendo la Bce di Christine Lagarde ad accelerare gli acquisti di bond. La Fed per ora si limita a osservare valutando come “ordinati” i movimenti dei rendimenti. Il presidente Jerome Powell continua comunque a usare ogni occasione utile per rassicurare il mercato sull’inflazione, il cui atteso balzo – va ripetendo – sara’ solo temporaneo, e sulla volonta’ della banca centrale a sostenere l’economia con una politica monetaria espansiva per tutto il tempo necessario. Rassicurazioni che finora non hanno avuto grandi esiti se non temporanei.